Rassegna storica del Risorgimento
CHABOD FEDERICO
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1960
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Libri e periodici
al Parlamenta di autorizzare il Governo a pubblicare e rendere esecutori con semplice decreto i codici civile, di procedura civile, per la marina mercantile e così via. Dopo varie e combinate opposizioni alF abuso di potere dell'esecutivo opposizioni che allontanarono ancor più i parlamentari dall'accurato esame del codici la Camera e il Senato approvarono il decreto governativo tra il febbraio e il marzo 1865.
E difficile dire se la fretta di concludere e l'urgere di altre questioni di politica interna ed estera abbiano nuociuto ad un allargamento delle discussioni parlameli tari sul codice civile; è certo, però, che nei dibattiti conclusivi l'accento fu posto con maggiore intensità solo sul problema del matrimonio civile introdotto nel nuovo codice.
L'istituzione del matrimonio civile costituì senza dubbio l'afférmazione di un principio la sovranità dello Stato nei confronti della Chiesa cui bisognava rendere omaggio così affermò il ministro Vacca come alla più preziosa conquista della civiltà moderna)). La stessa rabbiosa, inaudita reazione dei clericali dimostra come il nuovo istituto avesse colpito nel vivo il potere ecclesiastico sottraendogli un rapporto civile di cui esso si sentiva il depositario ed il tutore. Il noto foglio cattolico, L'Armonia, definì il matrimonio civile e ateo in religione, assurdo in filosofia, micidiale in politica, brutale, barbaro, bestiale, un vero concubinato, fecondo di dissidi nelle famiglie, di divisione nei paesi, di decadimento e di prostituzione nei popoli, foriero del comunismo e del socialismo, e finalmente condannato dalla Chiesa, riprovato dai Sommi pontefici, respinto da tutti gli onesti, combattuto da Voltaire, modificato dallo stesso Napoleone I. E l'eco di questa prosa fa recata alla Camera dal deputato palermitano D'Ondes Reggio (lo stesso che dopo il 20 settembre 1870 si dimetterà per protesta dalla Camera) il quale però ebbe l'unico merito di rilevare ironicamente, nel corso del suo polemicissimo intervento, la singolare contraddizione dell'ammettere il concetto del matrimonio come contratto e rifiutarsi poi di trarne la logica ed inevitabile conseguenza, quella cioè della sua non indissolubilità , del divorzio.
Sorge il dubbio, infatti, se l'istituto del matrimonio civile non sia stato introdotto solo come prova di forza ideologica di fronte alla Chiesa e non come strumento di elevazione civile e sociale, come garanzia di una visione dinamica e progressiva della società italiana. Lo stesso atteggiamento moralistico assunto nei confronti del divorzio (il 15 luglio 1863 il PisaneUi aveva proclamato solennemente alla Camera: e Quando una legge, come già fu fatto altra volta, collocasse sulla soglia del matrimonio e nel suo seno l'idea del divorzio, essa avvelenerebbe la santità delle nozze, ne deturperebbe l'onestà, perché quell'idea si muterebbe nelle mura domestiche in un perenne ed amaro sospetto; parole queste pronunciate da uno che, come disse sorridendo il Massari, apparteneva alla sconsolata famiglia dei celibi ...); il mantenimento della condizione di inferiorità giuridica della donna, inferiorità legalizzata dall'istituto dell'autorizzazione maritale (La moglie non può donare, alienare beni immobili, sottoporli ad ipoteca, contrarre mutui, cedere o riscuotere capitali, costituirsi sicurtà, né transigere o stare in giudizio relativamente a tali atti, senza l'autorizzazione del marito art. 134 e. e), come anche l'atteggiamento di sufficiente ed ipocrito misoginismo serpeggiante nel nostro Parlamento (i resoconti degli interventi di Crispi, Massari e Ninchi che furono tra i pochissimi deputati a protestare per il modo come era stata maltrattata la donna nel codice civile riportano tra le interruzioni provenienti da vari banchi della Camera Ilarità generale, Ilarità, Nuova ilarità, Viva ilarità. Nuova e prolungata ilarità) mostrano se non altro una grave mancanza di senso di responsabilità e soprattutto una organica incapacità di proiettare nel futuro il nuovo codice guardando più coraggiosamente ed ottimisticamente alla naturale evoluzione di una società civile e moderna quale poteva essere l'italiana.
Ma a parte la questione del matrimonio civile, ohe mosse un po' le acque, di poche altre cose si vollero occupare seriamente i parlamentari e soltanto il Crispi, nella seduta del 16 febbraio 1865, tentò di individuare nel codice varie lacune riguardanti questioni non meno gravi e che toccano gli interessi naturali dell'uomo. Sollevandolo Crispi apri uno squarcio del dramma del Mezzogiorno: Quello che fu maggiormente colpito [nel Cod. civ.J affermò è il lavoro con l'abolizione di alcuni contratti, nell'assenza dei quali è tolto ai contadini di divenire proprietari. Io comprendo che in certe parti d'Italia,