Rassegna storica del Risorgimento

ARICCIA ; STATO PONTIFICIO ; GIACOBINI
anno <1960>   pagina <478>
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Renato Lefevre
riflessi sulle condizioni economiche del borgo. Vi contribuiva certo un crescente interesse per Ariccia da parte di forestieri, specialmente artisti e letterati, che da Koma si spingevano fin lì, attratti dalla bellezza del paesaggio e dal fascino degli ombrosi recessi del mitico nemus arimnum. sacro alla vergine Diana. Né era senza significato che il pittore polacco Taddeo Kunlze avesse affrescato in quegli anni le pareti di quella che sarà, sulla piazza di Corte, la locanda Martorelli con le storie del favo­loso fondatore di Ariccia, Ippolito figlio di Teseo. Soprattutto importante era la sempre più numerosa presenza di raccoglitori e studiosi di anti­chità che andavano frugando con cospicui risultati tra le rovine del­l'Aricela romana, in cerca di statue, mosaici, iscrizioni, monete, fregi architettonici, eloquenti testimonianze dell'antico splendore. 2) Né si può chiudere questo sommario e frammentario sguardo allo stato di Ariccia prima della rivoluzione giacobina senza citare la lunga, paziente, appas­sionata opera di studioso e di raccoglitore di patrie testimonianze con­dotta per tutta una vita dal canonico Emanuele Lucidi, che proprio in questi anni, nel 1796, pubblica le sue Memorie dell'antichissimo Muni­cipio ora Terra dell'Ariccia, un grosso volume colmo di citazioni erudite e di dati tratti da approfondite ricerche archivistiche e bibliografiche, le une e gli altri non certo sempre sorretti da un sufficientemente rigoroso vaglio critico, che solo la più moderna scienza storica avrebbe potuto consentire; ma la sua è tutt'oggi un'opera preziosa come base per ulteriori indagini e allora testimoniò una rinata coscienza municipalistica, che, nel ricordo delle multimillenarie vicende del vetusto municipio, era pur essa in un certo senso foriera di tempi nuovi.
*) Il Lucidi proprio in quegli anni lamentava che Ariccia non avesse abitazioni ampie a ricevere personaggi di alta sfera, perchè i signori romani preferivano costruire fabbriche di delizia s non nei luoghi soggetti a baroni, ma in anelli soggetti alla Ca­mera apostolica, come Tivoli, Frascati, Castel Gandolfo, Albano. Ma affermava altresì che il clima, l'aria salubre, le passeggiate ombrose, la qualità dei -cibi e l'acqua avevano sempre attirato ad Ariccia persone di rango (Memorie storiche, p. 229).
z) Un appassionato ricercatore di antichità arìccine fu lo stesso storico Lucidi che, non solo se ne avvalse per la sna opera, ma ne fece ricca raccolta nella sua casa e annesso giardino, purtroppo andata dispersa. Sua è poi la pubblica protesta per la van­dalica devastazione compiuta in quegli anni, in occasione di lavori stradali, dell'antico selciato della via Appia (p. 212). Particolarmente fortunati gli scavi sistematicamente compiuti in Valleriecia da Mona. Antonio Dcspuig, Uditore della S. Romana Rota e dal Ministro di Spagna Conte Don Alessandro De Souza, di cui il famoso archeologo abate Fea non mancò di dare notizia nelle sue Miscellanee antiquarie .