Rassegna storica del Risorgimento
ARICCIA ; STATO PONTIFICIO ; GIACOBINI
anno
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1960
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pagina
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482
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482 Renato Lefevrc
sorio Capo grossi della Comune di Albano e furono licenziati all'ore cinque e mezzo di notte".
La nota è firmata dai cittadini G. B. Stazi e Filippo Pigttucei, nella veste il primo di Presidente, il secondo di componente il nuovo consiglio municipale della Comune aricchia, insediato d'autorità dal sedicente commissario Tunerini, che, piombato da Roma non si sa bene con quali credenziali, aveva posto il suo quartiere generale nella contigua Albano* anche allora il centro pia importante di questa zona dei Castelli. 1} Certo, sulla fede dei due suddetti municipalisti, il nuovo regime fu accolto all'Ariccia senza una pronunciata avversione. Anzi, se un rilievo si può desumere dalla lettura dei verbali, è che gli ariccini si dimostrarono piuttosto zelanti nel prendere sul serio le nuove istituzioni, ricalcate sugli immortali principi e sulla costituzione repubblicana francese: sul serio soprattutto per quanto riguardava funzionalità, attività e prerogative dell'organo consiliare.
Già il fatto delle esplicite riserve fatte dallo Stazi e dal Pigliucci sulla legittimila della veste costituente assunta dal Tunerini e sulla nomina dei pubblici rappresentanti da lui fatta senza formalità e senza voto del Popolo è indicativo di questo spirito, forse attribuibile al senso delle antiche autonomie comunali, non del tutto sopito pur sotto il regime baronale e riaccesosi, nella favorevole congiuntura, proprio come reazione a quel regime. Ne, d'altra parte, è il caso di mettere in dubbio la sostanziale veridicità dei documenti consiliari del tempo, perchè altrimenti bisognerebbe pensare che i municipalisti giacobini fossero uomini già ostili e invisi all'antico Governo, individui isolati, non espressione della generalità dei cittadini, bensì di ideali sovversivi lungamente contenuti, e quindi tali, una volta impadronitisi del potere, di dare una versione artefatta e faziosa delle circostanze. Ma già i loro nomi snien*
i) Il nome di questo Tunerini o Tnnerin non ci è nuovo: è lo stesso del cittadino commissario Tuncren, a cui il 20 febbraio i municipalisti repubblicani di Albano affidavano l'incarico di organizzare un battaglione di Guardia Civica. Per quanto riguarda Albano, sappiamo come l'insediamento dei giacobini avvenne in circostanze e modalità analoghe che in Ariccia, quello stesso 18 febbraio, con la nomina di una municipalità provvisoria che si era affrettata ad aderire alla Repubblica romana, ottenendo il giorno successivo il relativo decreto di fraterni'/Kazionc (G. DEL PINTO, Albano nel 1798, in Rassegna storica del Risorgimento, V, 1918, p. 274). Sull'insediamento del nuovo regime, il noto diarista contemporaneo di parte papalina, G. A, Sala, riferisce, sotto la data del 14, che alcuni fanatici della terra di Marino eressero l'Albero della Libertà, liberarono i carcerati, portarono via dal Palazzo di Castel Gandolfo due cannoni e ad Albano entrassero a forza dalle prigioni un loro compatriota . E il giorno dopo aggiunge: un distaccamento di cavalleria francese si è trasferito a Ncmi. feudo del Duca Braachi e s'è impossessato del di lui Palazzo .