Rassegna storica del Risorgimento
ARICCIA ; STATO PONTIFICIO ; GIACOBINI
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1960
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494
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494 Renato Lefevre
noni. Accolse sul principio con alquanto rigidezza i suddetti ariccini e fece ad essi qualche minaccia; ma essendo stato permesso al cittadino Pazielli Giudice e segretario di parlare per tutti, ed avendo inteso che gli ariccini non erano concorsi nella ribellione, si mostrò placato, ritenendo ciò non ostante tutti in ostaggio. Con essi e con tutto V esercito venne aU VAriccia discorrendo contìnuamente per istrada sulli fatti della seguita ribellione.
Alla porta fu incontrato ed acclamato dal molto popolo corso ad incontrarlo. Fece alto nella Gran Piazza ed in sua presenza fece sfilare ed uscire dall'altra porta verso Gemano tutto Vesercìto. Ivi stando a cavallo esortò il Popolo ad essere attaccato alla Repubblica e poscia pregato a prendere un qualche rinfresco entrò nel Palazzo Chigi dove prese la cioccolata unitamente al suo Stato Maggiore. Ivi dettò e spedi, a Roma il ragguaglio di aver trovato tutto tranquillo e bene intenzionato il popolo ariccino ed ivi diede all'A ricci ni un avviso scritto in francese che con sua traduzione sta nella Filza A.
7Z Popolo che in questo spazio di tempo era restato adunato sulla Gran Piazza incontro al Palazzo Chigi si adunò intorno al Generale net-Tatto che a cavallo esciva dal portone del Palazzo e ad insinuazione del cittadino Pazielli giurò a vivere Repubblicano o morire. Il Generale si compiacque di questo giuramento ed acclamato dal Popolo si diresse a Gemano risalutando tutti graziosamente .
La istoria del 27 marzo è firmata dal presidente Stazi e dai due mimicipalisti Piglinoci e Piervincenti, ma dal suo contesto appare evidente che essa fu redatta dall'antico governatore di Ariccia, Liborio Pazielli che, nella sua nuova duplice carica di giudice criminale e civile e di segretario della Comune, vi figura sempre in primissimo piano, con uno zelo repubblicano (ricordiamo le sue più volte ripetute, anche se piuttosto retoriche, dichiarazioni di libertà o morte ) che sarebbe interessante controllare su altra fonte non così personale. Ad ogni modo la sua cronaca di quei giorni è sempre un documento vivo ed utile per la più precisa conoscenza di un episodio, quale quello della insorgenza dei Castelli, troppo poco conosciuto ed osservato nel quadro drammatico e complesso degli avvenimenti di tale eccezionale periodo. È interessante specialmente metterla a confronto con l'altra cronaca riprodotta in nota, quella romana del Sala, che, nelle sue linee generali, trova da essa conferma, ma di cui è il caso di sottolineare una affermazione che, se esatta, darebbe alle vicende ariccine una intonazione alquanto diversa da quella risultante dalla relazione del Segretario della Commune. fl Pazielli, infatti, non manca, sì, di registrare la collaborazione data dai canonici cleH'As-