Rassegna storica del Risorgimento
ARICCIA ; STATO PONTIFICIO ; GIACOBINI
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1960
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495
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La rivoluzione giacobina aWAriccia 495
sunta al fine di sollecitare l'intervento delle truppe francesi e di ammansire i propositi ostili del generale Marat; ma il Sala dice qualcosa di pitti cioè lascia intendere che senza l'opera di persuasione da loro svolta presso la popolazione, anche Ariccia si sarebbe schierata dalla parte dei ribelli. Gli preti dell'Aricela a forza di preghiere fecero deporre le armi a quelli abitanti, ai quali i francesi non recarono alcuna molestia nel passare per inoltrarsi a Velletri . Forse tale interpretazione forza un poco la realtà dei fatti, perchè ho l'impressione che gli ariccini non avessero tutta questa intenzione di rischiare la vita in aperto appoggio ai ribelli, ma alcune circostanze deducibili dalla stessa relazione consacrata agli atti della Municipalità permettono di ritenere che effettivamente gli ariccini videro tutt'altro che di malocchio il tentativo insurrezionale: l'affannarsi dei munì ci pai isti per mantenere l'ordine; la generale fioritura di Madonne al passaggio dei velletrani diretti a Roma; il fatto della irritazione di Murat, evidentemente giustificata da informazioni a lui giunte sul contegno degli ariccini e a fatica ammansita dalle proteste di devozione dei municipalisti. E che questo contegno non dovè essere del tutto favorevole ai francesi è confermato dall'intimazione che, secondo il Sala, sarebbe stata fatta ad Ariccia di pagare 300 pezzi duri e 6 bovi.J)
Nei registri dell'Archivio ariccino di questa taglia francese in realtà non si trova menzione, salvo un accenno ai sei bovi che l'affittuario dei Chigi dovè consegnare d'ordine del Murat. Risulta, invece, che il generale francese non si era limitato a fare altisonanti concioni, ritto sul suo cavallo di guerra davanti alla Gran Piazza di Ariccia, ma aveva imposto l'affissione di un editto per l'immediata consegna di tutte indistintamente le armi da fuoco e da taglio e l'arresto di tal Paolo Travagline arrotino forestiero, imputato di essere stato lui ad abbattere l'Albero della Libertà. Risulta anche che la Municipalità si trovò obbligata ad inviare ripetutamente al comando francese in Albano castrati, polli, salumi, botti di vino, fieno e biada, nonché un cavallo dei migliori bardato valutato ben 160 scudi.s) E questo continuo taglieggiamento, per corrispondere,
i) In questo senso deve essere corretta l'affermazione di alcuni recenti studiosi, quale il GIUNTOLI; A, che accomunano gli Ariccini agli insorti di Castello, Albano e Velletri (op. cit., p. 32).
2) II 23 marzo saranno pagati 160 scudi in cedole al mnnicipalista Piervincentl per prezzo di un suo cavallo puledro di anni 4 in somma di ced. 120 ed una bardatura nuova tutta punteggiata con i suoi corami e metalli in ced. 40, richiesta e servita per il capitano della piazza francese in Albano allorché passò il gcn. Murat con la sua armata (voi. XXL f. 6).