Rassegna storica del Risorgimento

ARICCIA ; STATO PONTIFICIO ; GIACOBINI
anno <1960>   pagina <504>
immagine non disponibile

50* Renalo Leftwrt*
dente Stazi vuole mettersi però le spalle al sicuro, convocando l'assemblea popolare per avere la sua ratifica e per sapere come far fronte alla gestione degli spacci.
Il pubblico Consiglio ba luogo il 25 marzo sulla Gran piazza per lo passato chiamata piazza di Corte (di avere ospitalità in palazzo Chigi, com'era consuetudine di un tempo, neanche a parlarne). I padri di famiglia intervenuti sono un centinaio e tutti per acclamazione approvano l'operato dei loro rappresentanti, Ma quando si tratta di deli­berare sulla stipulazione di un prestito e sulla imposizione della relativa tassa, le acclamazioni si tramutano in dissensi e clamori altri volendo che il riparto delle gravezze si debba fare a testatico ed altri per aes et libram ; tanto che, giunto lo scompiglio al colmo, anche per l'irruzione di donne e ragazzi schiamazzanti, il presidente ritiene bene di sospen­dere la seduta e riconvocarla per la sera stessa nel chiuso di un granaio. Qui la discussione riesce a prendere un corso più regolare e, sentito il prò e il contro della situazione, l'assemblea approva la proposta della municipalità di prendere in carico solo il forno venale, il macello e la pizzicheria, lasciando impregiudicata per ambo le parti la questione degli altri spacci e dell'affitto dei locali e stigli. *) In quanto alla gestione dei
cottura del pane fatto in casa. Stilla gestione di tali pubblici proventi, nel quadro del­l'amministrazione locale pontificia, cfr. ELIO LODOLINI, opt cif.., p. XL e sg.). In quanto al prezzo di vendita del genere più essenziale, allora mollo più essenziale di ora, cioè del pane, esso era già al tempo del Papa sottoposto a calmiere: ma era un calmiere che in pratica giocava sul peso della pagnotta, il coi prezzo rimaneva immutalo. Questo spiega la deliberazione, che poco oltre- vedremo sotto la data del 25 marzo, di non ridurre il calibro di sette once per ogni pagnotta (circa due etti) da un baiocco. E' opportuno tenere presente che proprio in un editto di quei giorni era stata fissata la pomata dei contadini vangatori (di cui c'era grande penuria) ad un massimo di tre baiocchi e mezzo, pari quindi a nemmeno otto etti di pane. E ci volevano, secondo un editto di Roma, ben 28 baiocchi per un boccale d'olio e sei baiocchi per una libbra di carne di vaccina o di castrato.
!) La questione era stata cosi impostata dalla Comunità: Per Proventi e Botto questo' nome crede il citi. Cbigi compreso soltanto il Macello, Pizzicarla e Forno del pan venale, e che di questi, essendo cessata la privativa, debbano li stigli e gli edifici restare presso il medesimo Chigi, tanto che se il Popolo voi servirsene per necessario uso della Popolazione, ne debba pagare l'annua corrisposta. All'opposto li cittadini Municipalisti credono che non solo li sudetti stigli ed edifici aleno devoluti al Popolo, ma anche il diritto privativo dell'Ostiere, Mola a grano e Forno a Boccia colli rispettivi stigli ed edifici. Non essendosi su queste pretensioni potuto concordare cosa alcuna tru 1! cittadini municipalisti e lì cittadini ministri del Cbigi, si è convenuto di ricevere per ora il Forno del pan venale, il Macello e Pizzicarla colli respettivi edifici e stigli (l'edificio del Macello appartiene alla nostra Cominunc per diritto di proprietà non