Rassegna storica del Risorgimento
ANDREOLI GIUSEPPE
anno
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1918
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pagina
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710
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7W K Fontana
palco a raddoppiate file. Frattanto tutti i cuori battevano in aspettazione della grazia, che si credeva non negata al VescovòW.., ma 11 tempo passava, la grazia non comparve, che fu negata dal crudele Francesco IV, e Torà sovrastava della compassionevole fine. L'andare e venire delle Ronde, il raddoppiare le scolte accrescevano la mestìzia e lo spavento ed accennavano appressarsi l'ora della fatale esecuzione. Brano le 11 e mezzo eirea del giorno, quando lo squillo acuto e stridente cominciò il funebre rintocco dell'agonia e il segno di partenza dal forte dei funebre corteo: deserto e mestamente squallido era il piazzale che dalla Rocca mette alla Porta a Reggio ; ivi regnava il silenzio come di cimitero; solo qualche gruppo di mesti e smarriti, accorrenti al doloroso spettacolo si vedevano sulla cortina che congiunge la Porta ed il Bastione. Ancor lanciulletto e inconscio vidi silente e spaventato quell'orribile apparecchio, e ancora mi suona all'orecchio quello squillo ferale. Vidi uscire dal forte il paziente sostenuto a braccio dall'Arciprete e da un venerando Cappuccino; in abito secolare di rigato, con benda che gli copriva il volto, procedeva lento vacillante e come a scosse, sostenuto a braccio dai pietosi, che lo confortavano in quella tremenda agonia. I confratelli con la Croce velata, procedevano mesti, bisbigliando ininterrotta la prece degli estinti. Io pure presi posto a poca distanza dal palco, ma poco o nulla vidi per lo spavento. Rammento il mettersi in armi dei soldati all'arrivo del condannato. Ricordo lo strepito infernale dei tamburi, quando l'infelice montò il Palco; veggo ancora quel teschio sanguinoso mostrato dal boia non al popolo, ma ai soldati; mi suona confusa nell'animo la voce del Chierici che disse parole di dolore sulla miseranda catastrofe; e sopratutto l'improvviso temporale, che, come maledizione di Dio, di repente successe al sereno della giornata. Fu levato il cadavere e fu dalla confraternita portato nella Chiesa vecchia ove fu seppellito. Sparve il patibolo, sparve la scure, sparve l'apparato militare, ma non sparve nel popolo la ricordanza di quel sacrificio di sangue, e le madri nostre che lo tennero in concetto di vittima innocente, ancor fanciulletti ci condueevano sulla fossa ad implorare la pace e il perdono, sicché la memoria dello sventurato diventò un culto .
La circostanza del cappuccino non è confermata; è invece confermata da una lettera * di D. Baraldi il pentimento dell'Andreoli cosi da incontrare la morte con esemplare rassegnazione; pentimento delle colpe, ma non delle sue aspirazioni italiane, perchè queste non sono
> GASOLI, ójp. oli., pag. 20.