Rassegna storica del Risorgimento

ARICCIA ; STATO PONTIFICIO ; GIACOBINI
anno <1960>   pagina <512>
immagine non disponibile

512 Renato Lefevre
munita ancora tiene, specialmente uno di so. 287,51... . Non possiamo noi, a distanza di un secolo e mezzo, entrare nel merito di simili accuse, anche perchè ci mancano le giustificazioni dell'interessato. Certo è però che tanta severità sindacatoria, anche se indicativa della scrupolosità con cui si amministrava allora il pubblico denaro, appare tener troppo poco conto della estrema eccezionalità delle circostanze, che a Roma dava luogo a ben altri e più gravi disordini, scandali, speculazioni. *)
Comunque, ripeto, anche per l'avvento della buona stagione e con l'aiuto dei primi raccolti, la vita ariccina tendeva in qualche modo ad asse­starsi, sia pure su basi più che precarie. Rialzato l'Albero della Libertà, abbattuto nei giorni dell'insorgenza,2) provveduta la Guardia nazionale di un nuovo più acconcio quartiere, i tre spacci essenziali per la vita della povera gente non fornita di risorse proprie, cioè forno, macello e pizzi­cheria, appaiono in qualche modo forniti del minimo indispensabile di grano, carne, olio.3) La situazione è tale che si riesce persino a tenere
*) Il Ristretto Generale delCintroito ed esito di tutti li conti del citt. Vincenzo Piervìncenti già edile , addebitando al Piervìncenti la somma, effettivamente rilevante, di scudi 634,55 (oltre la metà dell'intero introito a contanti) e dopo avergli conte* stato quanto abbiamo ritenuto opportuno ricordare nel testo, fa una serie di rilievi che confermano come difficile e contrastante fosse la situazione che il Piervìncenti si era trovato ad affrontare: Si nota però che questi scudi 287 e 51 b. la Comminuta li doveva pagare in moneta; ma era meglio vendere quelle cedole e ricavare quella moneta che si poteva per pagare li debiti come hanno fatto li accorti padri di famiglia per loro stessi. Anzi vi sono molti debiti pagabili in cedole come apparisce dalla nota dei debiti. Che se non vi fossero stati debili da pagare avrebbe anche più. malamente amministrato per aver creato scudi HO in due cambi, porzione dei quali sono stati imitili per essergli restata in mano la suddetta somma somma dì se. 518. Quindi ab­biamo creduto per nostra coscienza di mettere in vista queste riflessioni affi nostri superiori, affinchè esaminando il di contro conto con il debito che resta alla Com­munita doppo Pedalato del sig. Vincenzo Piervìncenti, possine giudicare e sentenziare come crederanno di ragione a vantaggio della Comunità.
2) 26 maggio: se. 4,37 per il rialzamento dell'Albero della Libertà ordinato dal Comandante della piazza di Albano 17 luglio: b. 50 per una berretta per porla sopra l'Albero della Libertà (reg. n. XXI, f. 13 e 14 t).
*) Ecco alcune annotazioni contabili tratte dal registro n. XXT, a semplice titolo esemplificativo: 13 maggio, esatti se. 1500 per cambi creati a favore di varie persone dell'Aricela per erogarli nella compra di grani, con licenza del Consolato e del ministro di Giustizia al 5,50 per cento (f. 3); 22 maggio, se. 2,20 al sargente G. Dorclli per rimborso di altrettanti spesi nell'assistenze che prestò al careggio dei grani che ve­nivano da Roma all'Aricela (f. 13); 26 maggio, se. 150 per prezzo 150 agnelli per servigio del pubblico Macello (100 in moneta effettiva e 50 in assegnati, 26 maggio, dalla signora Francesca Bcrgaiitclli fornara se. 2486 e b. 22 e mezzo per prezzo di 209 rabbia una quarta e due quartucci di grano dategli a spiano a se. 13,60 il nibbio (f. 4) j 27 maggio, dal canonico Vieni di Norma per caparre date come dal conto della Ipizzicheria della Municipalità per provvedere grano e oglio in somma di se 700 in cedole, se. 282,50; 5 giugno, se. 25 per trasporto di 25 rabbie di grano dalla tenuta al Monte Migliore all'Aricela .