Rassegna storica del Risorgimento
ARICCIA ; STATO PONTIFICIO ; GIACOBINI
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1960
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517
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La rivoluzione giacobina all'Ariccia 517
Ma ormai la sorte delle armi francesi in Italia è segnata e la situazione sta ovunque precipitando sotto la pressione esterna e interna delle forze legittimistiche. La sanguinosa fine della Repubblica partenopea non tarda a dare il colpo di grazia a quella romana. Né è senza valore cronachistico vedere, nel maggio, Tedile di Genzano imporre mano militari all'Ariccia la consegna di ben 20.000 razioni di grano per il ripasso della truppa francese che veniva da Napoli ; e, il 20 giugno, l'imposizione di accomodare la strada dall'Ariccia a Yelletri per il passaggio della truppa francese . Ormai le bande sanfediste dei Borboni sono di nuovo alle porte: la situazione è oltremodo confusa. Tutti i Castelli sono teatro di violenze e prepotenze e rappresaglie delle opposte parti. Ariccia è alla mercè di tutti, tanto che, nell'agosto, le carte contabili della Gommune, mentre continuano a registrare somministrazioni di viveri alla armata francese e romana qui stazionata , ne registrano altri, ad esempio, per la truppa napoletana stazionata a Rocca di Papa . Le requisizioni borboniche, naturalmente, si moltiplicano nel mese seguente, che vede anche imposto un ulteriore riattamento delle strade locali massacrate da così pesante andirivieni.
Dalle cronache della vicina Albano sappiamo che, quando il generale borbonico Giorgio de Giorgi si attestò ad Albano, i suoi mi eli eletti calabresi avevano fatto man bassa di tutte le armi rinvenute in Ariccia e le due spingarde poste a difesa del Quartier generale, nel palazzo episcopale, erano state strappate all'armeria dei Chigi.1} I giacobini di Roma avevano cercato di reagire e Albano e tutta la zona subirono le conseguenze dei loro sanguinosi attacchi. Ma ecco apparire, sullo sfondo di questi convulsi avvenimenti, la singolare figura di quel Michele Pezza da Itri che, sotto il nomignolo famoso di Fra Diavolo, ebbe così largo posto nelle cronache del Napoletano e del Lazio per l'avventurosa e audace guerriglia da lui condotta a capo delle formazioni irregolari borboniche. Infatti il 29 agosto don Michele Pezza, comandante e generale del Regno della Regia divisione che forma l'ala sinistra dell'esercito di S. M. che marcia verso Roma (è l'intestazione di un suo editto) era entrato in Velletri e di lì, fatta e disfatta ogni cosa, era piombato a metà settembre, per la via di Marino, su Albano, taglieggiando ovunque con voracità ancora maggiore di chi lo aveva preceduto e con brutalità tutta brigantesca, tanto da provocare, in seguito, il suo arresto da parte delle stesse autorità militari borboniche.
*) Giorno, Storia di Albano.