Rassegna storica del Risorgimento

UNGHERIA ; EMIGRAZIONE POLITICA ; FRAPOLLI LUDOVICO
anno <1960>   pagina <533>
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Ludovico Frapolli e gli emigrati ungheresi 533
qualità egli informava il Governo toscano della situazione francese e lo esortava alla resistenza contro le forze della restaurazione, per mezzo dell'unione di tutte le parti ancora libere della penisola. Dopo la sconfitta di Novara egli, che era stato sicuro della vittoria, sollecitò la continuazione della guerra.1) L'Austria era impegnata nella lotta contro l'insurrezione ungherese vittoriosa su tutti i punti; occorreva, quindi, organizzarsi saldamente, costituire un potere cen­trale a Roma al quale dovevano aderire Genova, Venezia e la Sicilia; tenere saldamente Genova, Venezia e la linea dell'Appennino e col resto delle truppe marciare su Napoli. Egli, da parte sua, avrebbe cercato di procurare aiuti in Francia.
Dal 31 marzo '49 il Frapolli è anche rappresentante ufficiale della Repub­blica romana presso il Governo francese, e da questo momento svolge una duplice attività: ai adopera presso il Governo e nella stampa per impedire l'intervento armato della Francia contro Roma e, d'altra parte, cerca di organizzare un corpo di volontari e di raccogliere armi da spedire in soccorso dei Romani.2) Aveva già inviato in Toscana una legione di un centinaio di Polacchi, i quali erano sbarcati a Livorno per combattere contro gli Austriaci. Ma col Governo toscano, minacciato dall'avanzata delle forze austriache e dalla reazione interna, egli fini col perdere ogni contatto; perciò offri i volontari polacchi al Governo romano. Inviò a Roma anche il generale polacco Rybinski e i colonnelli Milbitz e Maslowski già appartenenti allo Stato Maggiore del primo, nonché il maggiore Haugg, già dello Stato Maggiore austriaco. Il Rybinski era accompagnato da altri diciotto ufficiali polacchi e il Frapolli, annunziandone l'arrivo al Mazzini, triumviro romano, ne decanta le lodi. La presenza dei Polacchi varrà, a suo parere, a dimostrare che quella che si sta combattendo è anche una guerra di princìpi.
Il Rybinski, quando divenne chiaro il contegno ostile della Francia, lasciò con i suoi Roma; le armi raccolte dal Frapolli furono sequestrate dal Governo francese e il battaglione di circa 400 volontari francesi da lui organizzato e spedito a Marsiglia dovette sciogliersi e tornare indietro.3) Il Frapolli, lasciato d'altronde senza sussidi finanziari, dovette rinunziare ad ogni ulteriore tentativo di organiz­zazione militare e limitarsi a protestare solennemente, a nome del suo governo, contro l'avvenuto invio di truppe francesi sul territorio della Repubblica romana. Scrisse al Ministro degli esteri francese rassegnando le sue dimissioni da incari­cato del governo romano; scrisse al Presidente dell'Assemblea nazionale francese e fece appello, nella stampa parigina, all'opinione pubblica. Visto di malocchio
') La sollevazione in massa e la continuazione della guerra fino all'estremo è la sola linea di condotta cui si possa in questo momento associare un uomo d'onore... La resistenza energica obbliga i Tedeschi a sparpagliarsi in tutta Italia, e questo è peso che supera le loro forze . (Lettera del 7 aprile '49; v. M. MENGHDSI, op. eif., p. 51).
-) Il 9 aprile egli scrive al Mazzini: Dall'infame tradimento di Novara tutto va a rovina. Però tetto non è perduto. Energia e coraggio... Amico, perdona, io sono esaltato, esasperato dall'onta e dalla rabbia. Grido, corro, scrivo, mando ufficiali, pubblico articoli e bullcttrai. Sono come un ossesso... M. MENGSXNI, op. citr, p. 89.
') TI ns. battaglione di 6 compagnie era interamente formato e pronto a imbarcarsi a Marsiglia, quando il Governo che ci aveva permesso tacitamente di arruolare, ebe aveva forniti a noi i passaporti necessari per tatti gli uomini, ne vietò l'imbarco e ci sforzò ancora a pagare fl ritorno di quella gente sino a Parigi . (Lettera al ministro degli esteri romano .Rusconi, 29 aprile *49; v. M. MENGHTNI, op, aiL, p. 11.2).