Rassegna storica del Risorgimento

UNGHERIA ; EMIGRAZIONE POLITICA ; FRAPOLLI LUDOVICO
anno <1960>   pagina <536>
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536 Magda Jàszay
Ai rappresentanti della nazione verrà affidata l'elezione del potere esecutivo e quella dei più importanti funzionari della magistratura, della pubblica istruzione, della difesa e della vita politica. Vuole l'unità della difesa nazionale, del codice e dell'istruzione, ma con tendenza ad un progressivo avviamento all'unità di codice per tutte le nazioni e al libero scambio tra di esse, con la soppressione di ogni barriera doganale. Esige un' imposta diretta, unica, progressiva, sul capi­tale . Come misura per risolvere i problemi di assistenza sociale si limita a pro­porre che la nazione, organizzata in apposite circoscrizioni di beneficenza, prov­veda agli orfani, ai vecchi e agli infermi e assicuri un minimum di sostenta­mento ai disoccupati.
Idee abbozzate, frutto, più, che di mature riflessioni, di esperienze rivolu­zionarie e mazziniane; pertanto l'autore non osa suggerire la via per arrivare alla realizzazione del suo programma: si accontenta di abbandonarne la scelta al discernimento attivo degli uomini d'azione.
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Negli ultimi anni di attesa prima della ripresa della guerra, il Frapolli è di nuovo stabilito a Parigi. La moglie francese, i lunghi soggiorni, interessi d'af­fari e molte relazioni personali lo legano a quella città. Tra gli altri, conosce anche un altro emigrato ungherese: il giornalista Federico Szarvady, intimo del suo amico Alessandro Bixio. Szarvady è in continua corrispondenza con Luigi Kossuth che vive a Londra: in una sua lettera gli parla del Frapolli, che deside­rerebbe restituirgli certe banconote ungheresi emesse dal Governo di Kossuth nel 1849 e a suo tempo affidategli.1)
La guerra franco-piemontese contro l'Austria è imminente: l'emigrazione ungherese si prepara febbrilmente a inserirsi nell'attività diplomatica dei due Governi e giungere così ad un'intesa che, coordinando le forze in un'azione co­mune, permetta all'Ungheria di uscire dalla situazione insostenibile in cui l'ha precipitata la repressione dell'insurrezione del 1848-49. L'idea trova fautori anche presso i due Governi interessati: a Parigi il principe Girolamo Napoleone, a Torino Cavour si intrattengono con i principali esponenti dell'emigrazione ungherese e infine lo stesso Kossuth, il capo più autorevole, viene invitato a recarsi nelle capitali francese e sarda. Il 6 gennaio 1859 il generale Klapka, che già negli anni precedenti aveva avuto occasione di conferire con Cavour, viene ricevuto da questi e da Vittorio Emanuele. Si discutono le modalità per far partecipare l'Ungheria alla guerra, e il Klapka presenta un suo piano già prece­dentemente elaborato.2) Il piano prevede l'invio di agenti segreti e di venti o trentamila fucili in Ungheria, attraverso i Principati danubiani e Belgrado, e, successivamente, la penetrazione nel territorio ungherese di corpi di spedizione allo scopo di suscitare nel paese un sollevamento spontaneo del popolo contro il
1) Lettera Szarvady a Kossuth, 5 gennaio 1859; v. J, KOI.TAY-KASTNER, Tratok a Kossutli-emigràciò lorténciéhnz (Documenti relativi alla storia dell'emigrazione di Kossuth), Szegcd, 1949, p. 280.
2) E. KASTNEU, Il contributo ungherese nella guerra del 1859 (Storia o documenti), Firenze, 1934. Sull'argomento v. anche L. Cui ALA, Politica segreta di Napoleone IH e dì Cavour in Italia e in Ungheria* Torino, 1895.