Rassegna storica del Risorgimento

UNGHERIA ; EMIGRAZIONE POLITICA ; FRAPOLLI LUDOVICO
anno <1960>   pagina <538>
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538 Magda Jàszay
Il Frapolli si mise a disposizione del Farini e, come suo ministro della guerra. organizzò l'esercito e la difesa. Arruolò volontari, acquistò armi ') e cercò di assoldare la legione magiara in procinto di scioglierai. 1 Kossuth prima aveva rifiutato la proposta, affermando che mai avrebbe acconsentito a prestare i soldati ungheresi ad imprese che non servissero allo scopo diretto della libera-zione dell'Ungheria, ma poi, d'accordo col colonnello Gregorio Bethlen, il Fra-polli riuscì ad arruolare diciotto ufficiali e una quarantina di soldati di cavalleria. Questo gruppo raggiunse, poi, l'effettivo di 750 uomini e costituì gli usseri di Piacenza , comandati dal Bethlen per la cavalleria e dal colonnello Krivàcsy per l'artiglieria.2)
Garibaldi, dopo l'armistizio, viene chiamato nell'Italia centrale. La Toscana, Parma, Modena e la Romagna stringono un'alleanza militare per resistere alle clausole dell'accordo di Villafranca e impedire il ritorno degli antichi sovrani. Parma e Modena si uniscono sotto la dittatura del Farmi, che adotta misure energiche anche per impedire che la rivoluzione dilaghi e provochi l'intervento austriaco.3) Garibaldi, invece, lavora per estendere il sollevamento anche ai ter­ritori dello Stato pontificio: si progetta di riunire Parma, Modena e la Romagna sotto il nome di Regie Provincie dell'Emilia ed egli intende aiutare l'insurre­zione nelle Marche. Il Frapolli lo appoggia: gli fornisce armi, vestiari e munizioni 4) e il generale, nelle sue Memorie,5) avrà per lui parole di vera lode. Il 6 settembre arriva, mandato dal suo Governo, il generale piemontese Manfredo Fanti, e assume il comando dell'esercito della Lega. Tra lui e Garibaldi, sempre pronto ad assecondare ogni movimento tendente all'emancipazione politica dei popoli e noncurante dei sottili maneggi della diplomazia, si manifesta subito un antago­nismo. Il Frapolli, poi, più affine per temperamento e per idee a Garibaldi, con­cepisce per il Fanti una vera antipatia: lo considera l'incarnazione del burocra­tismo militare. Quando Garibaldi, dopo un lungo colloquio col Farmi e col Fanti, parte improvvisamente l'8 novembre e da un telegramma del Re del 13 dello stesso mese viene chiamato a Torino, anche il Frapolli dà le sue dimissioni.
Ritorna un'altra volta a Parigi, ma per poco. Nella primavera del 1860 è a Torino, deputato alla Camera, intento a seguire gli avvenimenti che preparano la spedizione di Garibaldi in Sicilia. È in quella città che lo incontra Francesco Pulszky, inviato di Kossuth, venuto sotto la veste ufficiale di corrispondente del giornale inglese Daily News, ma in realtà per riprendere contatti, a nome del
') Lettere Frapolli all'aw. Giusti, Modena, 8 agosto '59; A. I. Bis., basta 141, n. 10; al Farini, 4 ottobre '59; tòta'., busta 153, n. 54; a Negri, 7 agosto '59, ibid.
2) E. KASTNEB, op. cit., p. 241.
3) Dispacci Farmi al col. Frapolli, 4 e 6 settembre '59; A. I. Bis., busta 142, nn. 3,4; v. appendice,
4) J. WHITE MARIO, Agostino Bertoni e i suoi tempi, Firenze, 1888, p. 296.
"') Devo confessare però, che a Modena, Farini avea fatto molto bene dorante la sua dittatura, e che a Bologna egli continuò a fare lo stesso. A Modena, lui e Frapolli fecero ciò che nessuno ha potuto uguagliare nelle altre parti d'Italia in ausare energiche, armamenti, organizzazioni ecc. . G. GARIBALDI, Memorie, Bologna, 1932, p. 400.
anche Oreste Begnoli, da Genova, gli scrive il 28 ottobre: Permettete, caro Fra-polli, che mi rallegri con voi del vostro adoprarvi così alacremente e vantaggiosamente, nella bella posizione in che siete, a prò della militare organizzazione, ch'è l'ancora della nostra causa italiana... A. I. Bis., busta 271, n. 41.