Rassegna storica del Risorgimento

UNGHERIA ; EMIGRAZIONE POLITICA ; FRAPOLLI LUDOVICO
anno <1960>   pagina <544>
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544 Magda Jàszay
lotti contro la tirannia, ritengo mio dovere... di partecipare alla lotta.1' Invece il Cavour, in una nota diretta al Kossuth, sostiene che un movimento in Unghe­ria suscitato innanzi tempo sarebbe fatale e avrebbe, come conseguenza, quella di alienarsi l'opinione pubblica; l'Italia non è ancora preparata: ogni decisione deve essere rimandata a quando si sarà formato il nuovo Parlamento,2) Kossuth dà ragione a Cavour e intende agire sempre d'accordo con lui. La divergenza dei pareri tra lui e il suo inviato porta alle dimissioni di quest'ultimo, il quale, tutta­via, resterà in Italia e prenderà poi stabile dimora a Firenze.
Il Frapolli continua a informarlo sulle condizioni di Napoli, che non accen­nano a migliorare. Deplora che i dirigenti facciano di tutto per farsi odiare; con ironia pungente descrive la vita oziosa dei funzionari di Luogotenenza; si scagna contro il generale Fanti e giudica indegno il trattamento che viene usato ai garibaldini: un insieme di circostanze che, a parer suo, rischiano di far trionfare la reazione in tutto il Paese.3)
Abbandonata Napoli, nel maggio '61 il Frapolli è a Torino e organizza un incontro tra Farmi, Pulszky, Rlapka e Kossuth, di passaggio nella capitale.4) In tale occasione Kossuth ha modo di intrattenersi anche con Cavour e scriverà poi nelle sue Memorie: Cavour mi disse che da oggi a un anno Venezia sarà nostra e l'Ungheria libera. Aggiungeva il Cavour che Napoleone HI, come al solito, finirà col rassegnarsi ai fatti compiuti .s) Alle rinate speranze dell'emi­grazione accenna un'altra lettera del Frapolli al Pulszky, del 21 maggio, giorno dell'arrivo di Kossuth.6).
Ma la morte improvvisa del Cavour, il 6 giugno, tronca un'altra volta le speranze degli Ungheresi. Il successore, barone Ricasoli, pur non scartando del tutto l'opportunità di valersi dell'Ungheria e di mantenere contatti con gli emi­grati, si mostra più cauto e meno esplicito del grande predecessore. Non ritiene ancora giunto il momento di entrare in aperto conflitto con l'Austria.7)
La stampa, tuttavia, si occupa insistentemente della questione della Venezia in relazione con quella ungherese. Il Mazzini, il 7 novembre 1861, scrive che se la guerra scoppiasse per il possesso del Veneto, gli Ungheresi insorgerebbero e il loro esempio sarebbe seguito dai Polacchi, dai Boemi ecc.8) Egli esorta Garibaldi a volgere la sua attenzione anziché a Roma, alla Venezia.
') Lettera Pulszky a Kossuth, 23 febbraio '61; A. C. S. - Bp. Fondo Kossuth, n. 1.3647.
2) L. KOSSUTH, op. cii., voi. Ili, p. 566.
3) Frapolli a Pulszky, 30 marzo '61; A. B. Naz. -Bp. Fondo Pulszky; v. appendice.
4) Frapolli a Pulszky, 18 maggio '61; 1. cit, v. appendice.
5) S. MARKUS, II barone Ricasoli e la questione ungherese, in Rassegna storica del Risorgimento, 1954, p. 437.
*) Frapolli a Pulszky, 21 maggio '61; A. B. Naz. Bp. 1. cit. v. appendice.
7) Lettera Ricasoli a Emanuele d'Azeglio, 19 luglio 1861: Il gen. Solari si reca in Inghilterra. Il Re ha creduto di incaricarlo di presentarsi a Lord Pahnerston, a Lord Russell, e tenere ragionamento intorno le cose d'Ungheria... L'Italia è interessata a che non si promuova un conflitto... Quel fatto avrebbe una eco profonda... B popolo italiano sarebbe oltremodo commosso. Noi non abbiamo ancora l'esercito per poter usufruire di quel conflitto, come lo potremmo fare nella primavera prossima. Gli Ungheresi stessi sono deboli perchè privi d'armi . S. MÀRKUS, op. eh., p. 439.
') A. GOBI, // Risorgimento italiano. Il Regno d'Italia, Milano, 1900, p. 381.