Rassegna storica del Risorgimento

GAVAZZI ALESSANDRO
anno <1960>   pagina <571>
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Contributo all'epistolario dì Alessandro Gavazzi 571
H ministro evangelico A. Melile, che abitava in Lucca nella casa parroc­chiale di via S. Pellegrino 766, in una lettera in data 18 marzo 1868, indirizzata al sac. Ceselli, comunicava che, avendo l'autorità superiore proibito la discus­sione pubblica, la quale doveva aver luogo nella chiesa di S. Romano, il Gavazzi accettava la disputa privata con un numero limitato di uditori, il cui risultato ai renderebbe pubblico per mezzo della stenografìa e della stampa ; e terminava la missiva invitandolo a recarsi in casa del cav. Casentini come terreno neu­trale , per prendere accordi. *)
Con altra lettera, del 1 aprile 1868, diretta all'arcivescovo Arrigoni, lo stesso ministro Meille giustifica la partenza improvvisa del Gavazzi ed affer­ma che al sacerdote Coselli il Gavazzi disse che avrebbe risposto e fissato il tutto da Livorno;2) soggiunge, quindi: in quanto poi alla protesta del clero, se essa è una minaccia di venirci a disturbare in cappella nostra, è una di quelle minacce che non fan paura a nessuno in un paese dove la libertà di coscienza e l'inviolabilità di domicilio sono sanzionate e protette dalle leggi .3)
Non già da Livorno, ma da Venezia e soltanto il 23 marzo il Gavazzi scriveva all'arcivescovo di Lucca, sempre a proposito della disputa teologica, ma l'ex barnabita non tornò più nella città del Tolto Santo.
Ed ora il testo delle due lettere inedite del Gavazzi:
12 marzo 1868. Monsignore.
Costretti daW obbedienza, dovuta ali3Autorità superiore, si è impedita la di-scussione d'oggi per motivi di previsti disordini. Con ciò io non intendo che la discussione sia finita.
Io insisto perchè abbia luogo, e nel modo il piti pubblico che sia possibile, però da obviare ai tumulti.
Ella recisamente ricusò la discussione con uditorio ammesso da biglietti: ciò che proverebbe che non è la discussione che prema, bensì il tumulto. Che siano cento persone scielte (sic), o mille d'ogni colore, la natura della pubblicità non cambia, cambia bensì la natura della cosa. Imperocché ad uditorio ristretto si avrà calma, sobrietà ed anche imparzialità di giudizi: quando invece con un uditorio fornito il piò, dalle campagne (a ciò dì proposito sollecitate) non si avrà discussione di sorta e soltanto ex parte, ed peggio di intemperanze e di disordini, che si hanno, non a volersi, ma ad evitare.
Insisto dunque perchè la discussione abbia luogo per biglietti, numero da deter­minarsi, ma non superiore ai 50 per ciascheduna parte: con che io e il suo Clero ci saremo sdebitati col pubblico.
') Segreteria Arcivescovile di Lucca, CLfc,
2) Segreteria Arcivescovile di Lucca. Gii,
3) Allude alla protesta òhe il clero lucchese Indirizzò al prefetto, che non aveva per­messo la pubblica discussione teologica, e in cui tra l'altro e detto: I sottoscrìtti, se il sig. Gavazzi* non cessa dalle sue provocanti pubbliche conferenze, hanno la ferma volontà di recarsi sul luogo stesso della provocazione e detto scandalo a confutarne gli errori. (v, P DrprBEU, op. eh.).