Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDI GIUSEPPE
anno <1960>   pagina <581>
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Autografi di Garibaldi 581
FEroc fu davvero fortunato, perchè il Cortese era soltanto un. brigantino da 191 tonnellate con un equipaggio di soli tredici uomini, incluso il capitano, Carl'Antonio Scmeria, il suo secondo, Garibaldi, e un mozzo di dieci anni, con un armamento di 24 fucili solamente.1! L'incontro su la Clorinda fu straor­dinario, anche se il Registre des Mousses de Alice, JV. 3, Années 1826 à 1830 per qualche inspiegabile ragione non porta traccia del nome di Garibaldi in quel periodo. Tuttavia, a ripartire dal 1832, il Registro riporta i viaggi di Garibaldi, come pure quelli de La Clorinda, sulla quale fece altri tre viaggi, finché non ne sbarcò, il 16 dicembre 1833, per prestare servizio militare nella Marina reale sarda a Genova. Che egli abbia navigato durante il 1829-31 è indubitato, così come lo è per La Clorinda. E presumibile che questo brigan­tino da 223 tonnellate avesse, nel 1830, lo stesso armamento e lo stesso equi­paggio di due anni dopo e, cioè, venti uomini, incluso il capitano, Garibaldi come secondo, e tre ragazzi imbarcati come allievi o mozzi di 17, 14 e 11 anni rispettivamente, con armamento di due cannoni, trenta fucili, quattro spin­garde (baliste militari) e venti kg. di polvere;2) una batteria veramente mode­sta per sfidare, con successo, due navi pirate, in acque che in quei tempi erano considerate le pia pericolose di tutto il mondo occidentale. Occorre ricordare a questo proposito che la guerra d'indipendenza greca (18211829) contro la Turchia aveva fatto del Mediterraneo orientale una zona di guerra; e a com­plicar le cose e a mettere in pericolo le vite dei combattenti, e anche dei non combattenti, il Governo greco si serviva di pirati legalmente armati come corsari,3) i quali, purtroppo, a causa delle condizioni pressoché di carestia, abusavano delle loro autorizzazioni per saccheggiare anche le navi dell'Europa occidentale, dove molti non solo simpatizzavano con la causa greca, ma ave­vano anche contribuito materialmente allo sforzo militare della nazione. Ne risultava che l'unico modo di attraversare il Mediterraneo orientale era quello di farlo sotto scorta armata, con la collaborazione delle marine inglese, fran­cese, sarda e spagnola, e servendosi di Gibilterra, Ceuta, Marsiglia, Genova, Tunisi e Costantinopoli come porti di riunione.4) Ciò nonostante, le navi cat­turate in azioni piratesche erano centinaia e il valore dei loro carichi confi­scati era stimato superiore a centomila sterline.5)
Nella stessa memoria, poi, Garibaldi dà una versione delle tre volte nelle quali, nel 1842, riusci a sfuggire alla soverchiante flotta argentina, comandata dall'ammiraglio William Brown, versione abbreviata rispetto a quella delle
*)' Ruolo 2193, Archivio di Stato, Genova.
2) Ruolo 4125, ibid.
3) CHARLES GRAY PITCAIRN JONES, Piracy in die Levant 1827-8, dal Selected Papers of Admiral Sir Edward Codrington, Londra, publieutious of the Navy Records Society, voi. 72, 1934, pp. XVII-XVIII.
Vedi anche dell'ammiraglio francese che conosceva bene quella zona, JEAN-BAPTISTEEDMOND JUHIEN UE LA GIIAVIERE, La Station du Levant. (Guerre de Vindipen* dento heUènique, 1821-1829), Paris, Flon, 1876, 2 voli.
4) HUBERT GIBAUD, Las origines et revolution de la navigation à vapeur à Marseille, 1829-1900, MnrBcille, 1929, p. H et eg.; e ERASMO DELL'ONORE, La spedinone del 1826 nell'Egeo, in Marina italiana, settembre 1927.
s) Appendice II, JONES, op. cit., un parziale elenco di perdite durante il periodo 1825-27.