Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDI GIUSEPPE
anno
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1960
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pagina
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607
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Libri e periodici 607
già sin dall'epoca comunale si erti formata una tradizione di rivolte e di lotte popolari per la difesa delle Ubere istituzioni. Pertanto, oppressa essa per lunghi anni da un governo teocratico che vi andò creando Una {situazione economica ed amministrativa ognor piti arretrata, assolutamente incompatibile con il mutare dei tempi e soffocando soventi con repressioni cruente ogni anelito legittimo di civile progresso, non poteva rimanere estranea di fronte ai fremiti d'indipendenza che agli albori dell'ottocento scossero le penisola. E in effetti anche 1) verso il 1830 cominciò a farsi viva l'attività cospiratoria, preparata occultamente da una accolta di nomini combattivi, di cui non pochi eminenti per spiccata levatura di mente e di coscienza, ma tutti, senza eccezioni, animati da un intemerato ardore dì fede, per la quale soffrirono pazientemente arresti, dolorose condanne ed esili. Soprattutto per la tenace opera loro di propaganda la parola dell'Apostolo penetrò ben presto in tutti gli strati della popolazione, compresi (ciò che più tardivamente, di solito, avvenne altrove) i piti umili, eccetto, ben inteso, una piccola schiera di sanfedisti, ancor sempre legati, per atavico anacronismo mentale, al potere della Chiesa.
Ma particolarmente nei giovani ebbero presa le idee liberali, tanto che nel '48 partirono numerosi per arruolarsi sotto le insegne di Carlo Alberto distinguendosi nel fatto d'arme della Cornuda; e nel '59* quando anche a Perugia ci si andava convincendo che soltanto la politica cavouriana lungimirante dava maggior certezza di concrete realizzazioni, essi accorsero parte nei ranghi dell'esercito piemontese e parte nei reggimenti italiani dell'Alta Italia sfidando disagi e pericoli. Gli avvenimenti della Toscana e dei Ducati e le vittorie franco-piemontesi in Lombardia suscitarono nella città e nei dintorni manifestazioni di caldo entusiasmo e di giorno in giorno l'atmosfera si fece sempre piti tesa, poiché era evidente che l'edificio della vecchia Italia stava per crollare e che pertanto anche per Perugia era giunto il momento di agire senza esitanze. Si andarono perciò raccogliendo alla chetichella ormi e munizioni e si formarono piccoli arsenali celati in botteghe, soprattutto nelle piti adiacenti olle vie centrali, in modo da affrontare l'eventualità di una resistenza armata dell'autorità governativa. E secondo i piani segretamente fissati, d'improvviso il mattino del 14 giugno una folla immensa di popolo, con le coccarde sui petti e con le bandiere spiegate, emettendo alte grida di Viva Vittorio Emanuele e di Viva Napoleone si portò compatta sulla piazza principale e senza che si versasse neanco una goccia di sangue costrinse il comandante del presidio, sorpreso e spaurito, a rassegnare i poteri e ad allontanarsi con la truppa. E si costituì immediatamente mi governo provvisorio che si assunse tutte le responsabilità del reggimento cittadino e prese i necessari provvedimenti piti urgenti, tra i quali l'istituzione di una milizia civica. Per altro il popolo, dopo l'atto audace, tornò al lavoro come se nulla fosse intervenuto a mutare il suo costume, soddisfatto unicamente di aver compiuto il proprio dovere. Senon-chè la mattina del 17 ecco giungere d'improvviso le prime notizie che da Roma una colonna di soldati svizzeri si era mossa in marcia verso il nord per ordine del cordinole Antonelli e diretta presumibilmente verso Perugia con l'intendimento senza dubbio di ricondurre manti militari la città ribelle all'obbedienza Il momento era gravissimo; ma non si turbarono gl'intrepidi perugini, benché vane fossero state le richieste di aiuti sia al Boncompogni sia a Cavour e il fior della gioventù fosse impegnata sui campi lombardi e per giunta le fortificazioni improvvisate alla meglio e mancanti di materiale fossero ostacolate dalla pioggia imperversante. Bandito l'arruolamento volontario, nel giro di poche ore oltre seicento uomini risposero all'appello, e ciò, assieme all'arrivo inatteso dalla Toscana, la sera del 19, di 400 fucili, sia pure di vecchio tipo, contribuì ad alimentare la speranza di un contrattacco vittorioso. Alle tre pomeridiane del 20 il colonnello svizzero Schmid, dopo un'ultima sosta alla l'allotta, disposte le sue truppe su tre ordini di schieramento, entrava nel sobborgo della città; ma, senza alcuna intimazione preventiva, vi iniziò un fuoco così fitto e micidiale che i difensori rimasero dapprima sbigottiti e disorientati tanto do dover li per lì rapidamente ripiegare. Ma tìt un ripiegamento momentaneo, poiché ripresero subito vigore e per piti ore tennero in iscacco lo forze dell'avversario di molto soverchinoti infliggendogli grandi perdite; e quando, stremati e ridotti pur essi di numero, dovettero retrocedere, non cessarono dal difendersi, anzi continuarono a sparare