Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDI GIUSEPPE
anno <1960>   pagina <610>
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610 Libri e periodici
scendo (già pochi anni di poi se ne contavano una quarantina, composte in maggioranza di autentici operai per lo più permeati delle idealità mazziniane, e organizzato esclusivamente per categoria secondo il mestiere esercitato); ma mentre altrove, e specialmente in Pie­monte, incoraggiate dal governo* ebbero un i u li rizzo moderato e un carattere prettamente assistenziale, nella Supèrba all'incontro acquistarono a mano a mano una ben determinata qualifica politica. E in effetti, riunitesi, il 21 agosto del 1853, venti delle su ricordate in una associazione che fu chiamata Consociazione operaia genovese dichiarano, si, apertamente, all'atto dell'inaugurazione, di aver stretto un patto di collaborazione uni­camente per il bene morale e materiale degli operai; però, di fatto, sin dapprima non solo attesero ad affrontare e a mettere in pràtica, come vedremo, i postulati sociali fondamen­tali del grande caule, ma si preoccuparono pure di preparare alla chetichella o sfidando, per lo più, gli occhi vigili della polizia, quadri sempre più idonei per la risoluzione in senso repubblicano del problema nazionale; sicché il nuovo istituto divenne ben preso un centro dei più attivi di resistenza e di agitazione cospirativa agli ordini del Mazzini. Basterà accennare, tanto per portare un esempio, che nel '57, per la tentata insurrezione di Genova, come risulta dai documenti relativi all'istruttoria, i responsabili dell'impresa furono fale­gnami, facchini, indoratori e muratori e in genere umili lavoratori di ogni categoria appar­tenenti alle varie associazioni e della Consociazione uno fu condannato a morte in con­tumacia e altri ebbero condanne da 10 a 12 anni di reclusione
La Consociazione genovese, due volte sciolta e due volte rinata (nel 1874" cambiò il nome in Lega della Società operaia , e poi ancora riassunse H nome primitivo e, Infine, si chiamò definitivamente Confederazione) ebbe lunga vita, sia pure tra traversie mol­teplici, ma (ciò che sommamente importa) vita autonoma, poiché sostenne con inalterata costanza il principio della socialità libera e spontanea rinnegando senza posa ogni concetto paternistìco e ogni appoggio di forze estranee. Il periodo più prospero si svolse negli anni dal 1864 al 1885 all'incirca, durante i quali le esperienze praticate del mazziniancsimo operaio ottennero gli esiti'migliori, anche sei temi politici presero più volte la prevalenza su quelli particolarmente organizzativi. Sin dall'inizio intensa fu l'attività di ogni singola società per l'emancipazione dei lavoratori dal capitalismo; all'uopo non solo si progettò un magazzino cooperativo di consumo che permettesse ai soci acquisti a prezzi inferiori di quelli correnti, ma si costituirono pure, con successo, cooperative di produzione, con la partecipazione di tutte le società confederate. Tra le cooperative più importanti e finanziari aniente più efficienti van almeno citate: quella dei tipografi, che allestì una tipografia con il contributo di 150 azionisti e che divenne in poco tempo editrice di note­voli pubblicazioni e di periodici democratici; quella dei calzolai, che attuò un laboratorio cooperativo promovendo un prestito volontario con azioni pagabili a rate; quella degli ebanisti, alla cui cooperativa vennero sottoscritte, non appena fu formata, dieci mila lire (gomma per quel tempo considerevole), sicché già un anno dopo eseguiva lavori per ven­ticinque mila lire. Tra le provvidenze in favore degli associati che ebbero una riuscita più positiva di ogni altra e che durarono più a lungo primeggiò indubbiamente quella della Cassa mutua inabili al lavoro che ai costituì tra tutte le società associate e raccolse larghe adesioni tra tutti gli operai, privi quasi tutti di una regolare istituzione previden­ziale. Essa funzionò (ed è cosa degna di rilievo) senza alcun sussidio di sorta uè del go­verno, né di altri enti, ed escludendo, a norma di regolamento ogni riconoscimento come ente morale. La quota d'iscrizione fu fissata in centesimi 40, la quota mensile in cente­simi 20: dopo dieci anni di anzianità l'operaio avrebbe avuto diritto almeno a una pensione da 2 a 3 lire, Dal 1864 cominciarono pure a ossero-istituite, e con risultati eccellenti, le scuole serali operaie con corsi regolari di storia, -igiene, economia politica, aritmetica, calligrafia, disegno, scherma; ed esse vivranno ininterrottamente sino al 1925, cioè sino alla vigìlia dello scioglimento arbitrario della Confederazione per decreto della dittatura fascista. Ma molli altri problemi furono oggetto di studio (anche se non furono tutti attuati, segnatamente per la mancanza dei mezzi necessari) sin in seno al sodalizio sia nei numerosi congressi tenutisi in città o nello delegazioni, cui presero parte anche delegati di società di altre regioni: cofì quello delle banche popolari di credito, delle case per gli