Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDI GIUSEPPE
anno
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1960
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611
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Libri e periodici 611
operai, della assistenza medica, dell'organizzazione .delle donno con parità di diritti nell'ambito di ciascuna società. E frequenti furono pure i comizi: contro le tasse, specie quella del macinato, contro il corso forzoso, contro la crescente crisi monetaria, per l'istituzione del .suffragio universale.
Ma dal 1885 in poi la Confederazione entrerà a poco a poco in una netta fase di declino. L'attività sociale è invero ancora abbastanza viva (si elabora uno statuto per la fondazione di una Banca di Lavoro; ai fanno proposte varie a prò dei disoccupati, il cui numero a Genova va ogni di crescendo quasi spaventosamente; si appoggiano le richieste per il riposo festivo, per una più giusta proporzione tra lavoro e salari, per l'abolizione del cottimo); ma l'insuccesso dei continui scioperi, i bilanci deficitari dei magazzini cooperativi, in parte per la concessione di crediti agli acquirenti, le eccessive spese per le sterili manifestazioni commemorative o di propaganda politica, l'acuirsi delle divergenze tra i più. autorevoli successori di Mazzini e degli urti tra garibaldini e mazziniani, i contrasti per le troppo rigide posizioni sul piano ideologico e altre cause ancora contribuiranno a distruggere la concordia e la stabilità dell'organismo. E le società consociate che eran salite ad ottanta nell'87 in men di un decennio si ridurranno a poco più di 40, per l'assenti smo vieppiù crescente degli associati. Si riconoscerà allora la necessità impellente, per uscire dalla drammatica situazione, di un'altra istituzione che avesse carattere di universalità e chiamasse per ciò a farne parte tutti i lavoratori senza distinzione di fede politica o religiosa. Nascerà cosi a Genova la prima Camera del Lavoro; ed è merito della Confederazione (che però rimarrà ancora qualcosa a sé stante, continuando a riaffermare la validità del verbo mazziniano) di averne studiato e formulato lo statuto, che verrà approvato nel 1896, anche se si lasciò sfuggir poi di mano l'iniziativa per 1*intromissione-dei socialisti, più decisi e combattivi. Comunque, concludendo, non si può disconoscere che, avanti ancora che questi, a Genova, entrassero nell'agone politico, il movimento mazziniano operaio, pur tra alcuni innegabili errori o manchevolezze (non tutti però imputabili a sua colpa), compi un'azione provvida e sagace: non solo per aver risvegliato nei lavoratori la coscienza dei loro diritti, ma puranco (e la cosa mi par si debba particolarmente sottolineare) per averli richiamati nel contempo alla coscienza dei loro doveri: e cioè alla dignità, all'onestà, all'affetto al lavoro, alla facoltà del sacrificio . Ben a ragione scriveva nel 1884, in un suo libro che pochi forse conoscono, 0. Gnocchi Yiani, un garibaldino passato poi nelle file del socialismo rivoluzionario: Il Mazzini fu il primo a cavar fuori il nome operaio dal caos italiano affario balenare davanti agli occhi d'Italia.
L'interessante volume della Montale, dalle cui pagine abbiamo spigolato le testimonianze essenziali, si chiude con un'appendice che riporta i nomi dei membri dei Consolati della Confederazione operaia dal 1853 al 1892; i nomi di tutte le società che in quegli anni vi hanno aderito, i regolamenti dell'Associazione e della Cassa Mutua Inabili al Lavoro e, infine, i nomi di tutti i soci onorari, tra cui figurano, tra i più illustri, Mazzini,
Garibaldi, Victor Hugo, Bovio, Campanella, Quadrio, Saffi, Canzio.
MARINO CIRAVEGNA
Epistolàrio di Carlo Combi, raccolto e annotato da GIOVANNI QUARANTOTTI, con l'aggiunta
di un'appendice (Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e storia patria.
voi. VII-VILI n.-a-V'E-lX-LX della Bacco!**); Venezia, 1960, in 8, pp. XXXV-426
con 4 tavv. f. ta/lu. 4000.
Da tempo era atteso dagli studiosi dell'irredentismo adriatico questo volume, almeno da quando nel 1927 Francesco Salata ne aveva affidata alla Società Istriana di Archeologia e di Storia patria da lui presieduta la raccolta e la pubblicazione. Fin d'allora lo storico Quarantotti iniziò la sua fatica che vede or* la luce in un'edizione imponente per mole e per importanza, quanto per accuratezza e precisione critica. Basti pensare che le lettere ora edite sono Urccentovontisette. cui si aggiungono nell'appendice altri quindici scritti riguardanti il Combi (tra i anali un biglietto di vivissima stima del Carducci) e nell'introduzione il notevole programma politico di Ini, candidalo al Parlamento pel collegio di Thiene nel 186.7.