Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDI GIUSEPPE
anno
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1960
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pagina
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612
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612 Libri e periodici
L'attività politica e letteraria del Combi sono così testimoniate da una larga messe di documenti che ci permettono di conoscere meglio i suoi interessi e i suoi ideali. Dalla prima lettera del giugno 1850, ohe ci attesta la presenza e gli studi del Combi in Genova, all'ultima scritta una settimana prima della morte nel settembre 1884 appare predominante nell'animo del Nostro la passione patriottica, il pensiero del futuro dell'Istria, la necessità di far conoscere in Italia le reali condizioni della sua terra, la volontà di illustrare con la sna opera la storia patria. Così si spiega come tutta Fattività del capodistriano, nella città natale fino al bando del *66 e successivamente in Italia, sia stata rivolta a preparare la redenzione dell'Istria. Per questo santo scopo, il Combi non esitò a sopportare disagi e sacrifici, rinunciando ad ogni altra ambizione personale, cosicché ai può parlare di lui (e di Tomaso Luciani d'Abbona che sempre l'affiancò) come del puro ed onesto campione dell'Idea unitaria.
Moderato, ma fermo, egli fu sempre vìgile degli interessi della sua terra e della passione politica risentono gli stessi suoi studi letterari e scientifici, pure severamente impostati e scrupolosamente condotti. Ma bastino i loro argomenti a indicarne la prospettiva: Etnografia dell'Istria (1860), La frontiera orientale d'Italia e Ut sua importami (1862), L'Istria e le Alpi Giulie e Saggio di bibliografia istriana (1864), Appello degli Istriani all'Italia (1866), Della rivendicazione dell'Istria agli studi italiani (1877), Di P. P. Vergerlo il Seniore da Capodistria (1880); né indichiamo qui gli innumerevoli articoli pubblicati sui giornali istriani e genovesi, torinesi, milanesi e veneziani, oltre a uno studio - ancora d'attualità sulla Questione lagunare. Di tutta questa attività pubblicistica è traccia ampia nell'epistolario, poiché anche gli scritti d'occasione erano frutto di un'approfondita informazione, ma c'è pure molto di più: ì contatti col Comitato politico centrale veneto, l'organizzazione della celebrazione dantesca del Centenario, i colloqui con i ministri responsabili nel '66, l'insegnamento di diritto civile a Ca' Foscari e gli studi giuridici, le indagini di storia medievale, l'azione a Roma a favore delle aspirazioni irredentistiche, gl'incarichi al Comune di Venezia, i saggi di cartografia del Veneto, le manifestazioni contro l'estradizione all'Austria dei compagni di congiura dell'Oberdan.
Nei trentacinque anni abbracciati dall'epistolario compaiono numerosi corrispondenti, dai fedeli Vincenzo e Giovanni De Castro, Carlo De Franceschi, Tomaso Luciani e Stefano Bota, agli uomini politici come Cesare Correnti, Alberto Cavalletto e Bartolomeo Eeclieli, agli studiosi come Fedele Lampertico, Attilio Hortis e Adolfo Bartoli, ai compagni d'esilio Antonio Coiz, Giorgio Baséggio ed Eugenio Popovich. Compaiono pure i nomi di giornalisti e di eruditi, di familiari e di allievi, a meglio delincare la ricca personalità del Combi, patriota e maestro di generoso cuore. tutti, amici ed avversari, coetanei e giovanissimi, professano per lui stima ed affetto; alla sua morte nna folla di popolo, in cui gl'Istriani sono la minor parte, gli tributa commossa onoranza. H Carducci può ben definirlo un nobilissimo animo di cittadino, le cui memorie sono di gran valore per il passato e per l'avvenire, per i diritti e le speranze sante della Patria.
La bella pubblicazione odierna, ad opera di chi fu insegnante in tempi di servaggio e preside a redenzione avvenuta del Ginnasio-Liceo di Capodistria dove il Combi e tanti patrioti istriani si formarono spiritualmente, e che ebbe poi il suo nome rifa la storia della difesa della nazionalità hi Istria, dell'ideale unitario e del primo irredentismo, attraverso la parola d'uno dei più degni suoi protagonisti. È lo ripetiamo una pubblicazione accurata ed ampia che degnamente si affianca alle altre d'argomento risorgimentale per coi va onorato il Quarantotti. Solo qualche rilievo critico di infimo conto potremmo sollevare:' il rammarico che non si siano pubblicate- le lettere dirette all'Inumani nel 1877-78, l'inesattezza di due citazioni (le lettere al Cavalletto del '76 e del '78, dato per inedite, furono già pubblicate dall'estensore di questa nota sulla Porta Orientale del 1954), la scarsa importanza di qualche scritto pubblicato, che può servire tuttavia a far conoscere meglio l'uomo nella sua interezza.
Se dunque oggi la tomba del Combi resta negletta e profanata, so i segni marmorei che Io ricordavano in Capodistria sono stati infranti e la sua gente é di nuovo esule in Patria, non si attenua la memoria di lui, che anzi rifulge di nuova luce nel volume odierno;