Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDI GIUSEPPE
anno <1960>   pagina <619>
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Libri e periodici
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gine di esse, gli amministratori mantovani hanno delincato un serio piano d'edizione, di contenuto rigorosamente scientifico, i cai risultati s'inquadreranno senza dubbio con molto rilievo nel generale ripensamento della vita locale e soprattutto agricola che da più anni si viene compiendo in Italia col sussidio di nuovi e spregiudicati strumenti ideo­logici e metodi d'analisi. Né l'iniziativa mantovana risponde soltanto od una episodica vivacità d'interessi storici, detcrminata dalla fortuita circostanza della ricorrenza cen­tenaria. Un fervidissimo ambiente culturale si agita da tempo nella citta lombarda, spa­ziando dottamente dalla ricostruzione della campagna settecentesca che ci è stata fornita dal Yivante all'analisi dell'atmosfera socialista di fine secolo, accentrata intorno alla figura di Enrico Ferri, di coi il Salvador! ha già steso preziose anticipazioni, foriere di un robusto lavoro d'assieme. Ed è appena il caso di ricordare gli ottimi contributi locali ebe sono stati realizzati nel campo della storia delle organizzazioni contadine, sia nello stadio delle asso­ciazioni mutualistiche che in quello, più evoluto e pugnace, delle leghe di resistenza, anche qui facendo capo alle personalità cospicue del Bonomi e del Vezzani. Vi è dunque in Mantova, ed ogni studioso dovrà sinceramente compiacersene, un'intensa ed assidua rispondenza, che vorrei definire, in elevato senso, di costume civile e politico, tra la vita pubblica di ieri e la cultura militante di oggi: rispondenza della quale si fanno garanti ed interpreti gU stessi organi amministrativi, confermando in tal modo la validità e la vitalità del legame, e rendendosi benemeriti del suo prosperare.
Renato Giusti è tra i protagonisti più attivi di questo fervido meriggio culturale e storiografico mantovano: e l'opera che egli pubblica si inserisce con ruolo introduttivo, di mediazione tra il momento risorgimentale e quello socialista, nel vasto panorama di storiografia ottocentesca al quale abbiamo accennato. Il Siliprandi di cui vengono stampate le memorie, particolarmente pregevoli per quanto attiene alle vicende manto­vane, come anche la successiva raccolta di scritti e articoli di giornale è, accanto al Suzzara Verdi, nome abbastanza noto a chi si occupa degli albori dell'organizzazione socialista prima dei grandi scioperi del 1884, nel delicato momento di trapasso dal mazzi-nianesimo ad un radicalismo generico, di forte impronta anticlericale, ispirato dal Ferrari e dalla cultura francese; da questo allo stadio internazionalistico, che il Nostro assimila con singolare fervore, polemizzando aspramente contro i formalismi della libertà borghese e parlamentare, in nome di pressanti esigenze economiche; e finalmente, dopo la svolta del Costa ed il prevalere della mentalità legalitaria, al momento propriamente organizza­tivo, che conduce appunto ai massicci scontri frontali ed alla reazione governativa e padronale, di cui il Siliprandi è tra i bersagli più vistosi.
Ciò che rende tuttavia questo libro di stimolante interesse è la possibilità, che esso offre, di seguire e documentare ciò che non sempre è facile la preistoria democratica e repubblicana della formazione socialista di questo agitatore, le sne lettere e le sue predi­lezioni, il suo atteggiamento giovanile dinanzi alla borghesia liberale ed all'atmosfera cospiratoria, le sue reazioni al cospetto dell'unitarismo sabaudo e del lealismo di Gari­baldi. Ne vien fuori un iter spirituale rettilineo e vigoroso, che si affida costantemente e con piena fiducia, per diretta esperienza personale, all'iniziativa popolare, alla guerra di masse, alla stessa insurrezione contadina, come quelle che sole possono condurre al rivolgimento sostanziale dei rapporti di produzione e di lavoro, ed all'instaurazione dona giustizia sociale e di una effettiva libertà civile
Oneste riflessioni, che scaturiscono armonicamente dall'energica prosa del Siliprandi, dalle fini notazioni critiche ed ambientali del Giusti e dalle concettose pagine di presenta­zione che Roberto Cessi ha premesso al volume, invitano ancora una volta a riprendere, senza pregiudizi nò stroncature, il dibattutissimo problema della realtà economica e della maturità politica delle campagne nell'epoca del Risorgimento; ed esortano a scavarlo, a sviscerarlo, sulla scorta di una somma di esperienze locali, alla luce di documentate mono­grafie specialistiche, senza lasciarsi fuorviare e suggestionare da statistiche, da tabelle, da metodi d'interpretazione e criteri di giudizio che minacciano di paralizzare nel meccani­cismo econoraicistico i dati effettivi, e continuamente cangianti, di una realtà eminente­mente umano, e perciò soprattutto politica e sociale. RAFFAELE COLAPIETRA.