Rassegna storica del Risorgimento

BALBO CESARE
anno <1961>   pagina <62>
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Massimiliano Pavan
che si osserva in tutta la storiografia antiquaristica italiana dell'epoca, dal Micali al suo epigono Vannucci, e cioè la mancata percezione del significato più profondo, a prescindere dai risultati sulla ricostruzione empirica, della meto­dologia e quindi della storiografia tedesca dell'epoca, in particolare del Niebuhr. Nella polemica antiniebuhriana si restava cioè su un piano provinciale, che nel Micali, colla sua rivalutazione dell'Italia preromana, scopriva i nuovi accenti' romantici di quel nazionalismo storiografico che aveva in buona parte alimentato anche le dispute settecentesche. l) Anche il Romagnosi nel noto Esame della Storia degli antichi popoli italiani di Giuseppe Micali, in relazione ai primordi dell'italico incivilimento,s) forse indottovi dalla stessa impostazione della Storia del Micali, a parte la sua paradossale teoria sull'origine libica degli Italici,3) rimaneva nell'ambito delle citazioni dei settecenteschi Passeri e Mazzocchi.4)
H problema storiografico vero e proprio in cui dovevano essere poste le opere del Niebuhr e del Miiller, e quindi la percezione del loro significato più vivo, doveva essere avvertito da uno storico che pur nella temperie roman­tica e liberale italiana, senza pretese di raffinata informazione erudita, sentì l'esigenza di arrivare al senso essenziale della ricerca storica. Si dice della sua esigenza perchè questa pare sufficiente a vivificare i problemi e perchè della solidità della sua impostazione teoretica si deve far discorso in altra sede. Sta di fatto che Io storico in questione, Cesare Balbo, trattando, nel suo escorso di storia precristiana, delle origini italiche, ha tentato di inserire il Niebuhr in una prospettiva che penetrasse al fondo della metodologia storica.
*' Cfr S. MAZZARINO, in Storia romana e storiografia moderna, Napoli, 1954, p. 34, n. 1. La stessa elogiativa presentazione del Niebuhr da parte del Capei, nel mentre rileva la sua derivazione da un filone che risaliva al Vico, si limita a sottolineare la sua impor­tanza solo in quanto capace di ricavare dalla tradizione, e nonostante essa, vivi e spi­ranti i romani dei primi tempi ; cfr. dello stesso Capei il necrologio del Niebuhr in Anto­logia, XLI (marzo 1831), p. 156, dove appunto egli rileva come il N. sia riuscito e a ri­vestire di carne e sangue quegli antichi che giunti erano a noi trasumanati, ed a ridurre la loro città alle vere e semplici forme d'ogni altra che in questa terra abbia fatto il natu­rale suo corso ; v. a. p. 205 del voL H dell'Antologia dell'ut Antologia , a cura di E. Zazo, Milano, 1945.
2) In Biblioteca italiana, LXLX, genn.-marzo 1833, p. 285 ss. e LXX, aprilegiugno 1833, p. 28 ss. Circa la tesi settentrionalistica sui Raserà, il R., mentre polemizza con la Histoire des Gaulois (1828) di A. Thierry (LXX, pp. 179 e 189), non fa cenno né del Niebuhr, né del Moller. A proposito del Thierry giova ricordare il suo compiacimento per il riscontro di concordanze col Niebuhr, nella Prefazione alla sua terza edizione (1844): J'ajouterai que Niebuhr, dans la dernière edition de aou Histoire romaine, publiée en 1830, et qui a reca de grands développements en ce qui concerne les origine gauloises, était arrivé à une formule tres-rapprochee de la mietine . In Italia la tesi settentrionalista aveva trovato in quegli anni un seguace nel Giovanne-Ili, autore de Le antichità Rmo-Etrusche scoperte a Matrai, Trento, 1845. Si veda d'altra parte la reazione di Gabriele Rosa, autore d*un opuscolo Sulle genti stabilite tra l'Adda e il Mincio prima dell'impero romano, Milano, 1844, nella recensione all'opera dello Steub, Die Urbeieohner Ràtiens und ihrer Zusnm-menhang mit denEtrusken, Munchen, 1843, in Rivista Europea, 1846,1, p. 174 ss.
*) V. quanto Io stesso Casati, II, p. 119 ss.
*) Per il Passeri, v. I e. LXTX, pp. 295, 299 ss., 307; e LXX, pp. 38 ss., 40 ss., 45 ss., 51, 59, 61 ss., 161 ss. Per il Mazzocchi, v. ib. LXLX, p. 309, n. 1 e p. 312: LXX, pp. 40, 42, 64,166 e 188.