Rassegna storica del Risorgimento

BALBO CESARE
anno <1961>   pagina <74>
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Massimiliano Pavan
turpate o travagliate.. di tutto questo mondo de' simboli antichi non è dubbio che l'esplorazione fu fatta molto meglio da alcun tempo in qua, dopo che sono a disposizione degli eruditi i monumenti egizii ed asiatici; è, se cosi voglia dirsi, scienza nuova la simbolica. Ma qui è il danno; che di essa s'esagerò senza modo la importanza. Di ciò ohe fu forma primitiva, principale ed universale dell'ido­latria, fecesi l'origine di essa, anzi del politeismo, anzi de' culti in generale; quasi i simboli sien potuto essere prima che i simboleggiati, le forme prima che le idee, od anzi che l'idea di essenza. Ripongasi la scienza nuova a luogo suo, ed allora l'ammiriamo anche noi . L'accento antivichiano è anche qui evidente. Precisa il Balbo nella nota a pie di pagina: E cosi devesi ammirare l'idea originale del Creuzer più ohe la trasformazione di essa per il Guignaut. Il Creuzer non intitolando l'opera sua se non Symbolik, e scartando fin dalla prima pagina la quistione dell'origine dei culti, è, almeno in proposito, molto più moderato cultore della scienza nuova di che si può dir quasi fondatore. Vero è che (come osserva il traduttore nella nota la) egli non serba il proposito, e ri­solve implicitamente la quistione poche pagine appresso; e la risolve esagerando l'importanza e la primitività de' simboli. Ma il traduttore, generalizzando molto più il titolo, e chiamando il libro Réligions de VAntiqidté considérées principalement dans leurs formes symboUques et mythologiques, la risolve ed esagera anche più. L'esigenza di riportare la storia profana alla storia sacra attraverso i risultati della cultura moderna è dunque fondamentale nel Balbo. Si dice della cultura, e non solo della erudizione; perchè lo stesso criterio indipendentistico assunto al porro unum est necessarium, è assimilato da istanze più largamente culturali dell'epoca e trasferito all'interpretazione di evi lontani. Ma appunto per questo esso non ha valore assoluto; la sua risonanza-negli scritti del Balbo lo ha fatto ritenere il vero canone della sua storiografia;x) ed invece, suo malgra­do, non è che un aspetto dello sforzo conciliativo tra le idee del secolo e la dottrina rivelata. Comunque, i suoi riflessi sono palesi anche nella ricostruzione storica delle origini italiche. Svincolandosi dalla rigida tesi dell'indigenato, il Balbo da una parte ribadiva la grande dispersione babelica e la multiformità del gran deviamento , dall'altra poteva presentare la migrazione dei Felasgi dall'Italia come conquista di una riscossa nazionale condotta dagli Etruschi, popolo principe dei primi immigrati , i Tirreni: [Dionisio] ci mostra cosi una evidente, una bella, una antichissima impresa d'indipendenza Italiana; il sollevamento delle genti nazionali, e, secondo ogni cenno, principalmente delle Tirrene, Osche ed Etnische contro a quei signori stranieri; e la lotta durata due generazioni e più; e la vittoria ultima e la ricacciata in mare, la dispersione degli stranieri.2) La storia dell'impero etrusco era per il Balbo la storia della grandezza di un popolo che avendo capitanato la riscossa antipelasgica ne aveva ricavato le conseguenti fortune. Sotto questo aspetto i paragrafi sugli Etruschi
l) Si veda il giudizio del Croce, in Storia della storiografia... I, p. 136, ed. eli:.: Senon-che il Balbo non era ingegno di poeta, non di filosofo* non veramente di storico: era piut­tosto un ingegno pratico, con la durezza dell'uomo pratico, che non si lascia distornare dalla sua idea, la quale, fintanto che non gli riesce di farla entrare in processo di attua­zione, sta in lui come idea fìsso. L'idea fissa del Balbo fu l'in dipendenza: il porro unum et [etcì] neeestarium: l'indipendenza dagli stranieri . Cfo. L. SALVATOMÉLM, // pensiero politico italiano dal 1700 al 1870, 3 ediz. Torino, 1942, p. 278 ss.
M Medita*. XTV, p. 469.