Rassegna storica del Risorgimento

TRENTO ; GIACOBINI ; GIANSENISMO
anno <1961>   pagina <80>
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Marcella Dcambrosis
dì Gorizia, al quale era stata sottoposta la Chiesa di Trento dopo la soppressione del Patriarcato di Acruiloia. Da notarsi che la politica dei vescovi di Trento in tutta la seconda metà del Settecento fu sostenuta dall'appoggio morale dei più aperti giansenisti, che condivisero il punto di vista sostenuto dai vescovi tren­tini da Leopoldo Firinian al Thun. Tali giansenisti riecheggiano infatti nei loro carteggi il motivo del rispetto che era dovuto alla Chiesa di Trento per la sua antichità e ripetono i medesimi argomenti, che troviamo nei memoriali degli uomini della curia trentina tutti dominati dalla meraviglia suscitata nei benpensanti dalla decisione di Benedetto XXV di smembrare una delle più antiche Chiese della cristianità!.1)
Rapporti ideali e concreti con i giansenisti romani ebbero diversi studiosi trentini anche laici, come lo storico Gian Battista de Gasparis, autore di una operetta polemica sul culto di Maria, le Vìndiciae, che gli aveva fatto sfidare le ire del Santo Ufficio, ma gli aveva dato il conforto delle lodi del Muratori alla cui Regolata Devozione si ispirava.8/ Il de Gasparis, per esempio, fu in corri­spondenza con il Bottari al quale sottopose per un esame preventivo la sua storia del luteranesimo spinto a far questo dallo stesso arcivescovo di Salisburgo Leopoldo Thun, del quale in una lettera al Bottari dell'8 gennaio 1742 descri­veva lo spirito di indipendenza nei confronti della curia romana e l'attacca­mento ai privilegi della Chiesa di Germania. E il de Gasparis nella sua auto­difesa cercava pure di giustificare l'assenza nella sua storia del termine di eretici da attribuirsi ai protestanti, la sua insistenza sul motivo degli abusi di parte Cattolica, come causa delle eresie piuttosto dovute alle prevaricazioni dei cattolici che all'influenza remota della presenza nel salisburghese di val­desi ed hussiti, etc.t.*' Tutte affermazioni e cautele verbali che l'autore riteneva necessarie in una storia destinata ai lettori d'Oltralpe.
Frequenti, pure, furono i rapporti dei Trentini con il mondo germànico di .tendenze febroniane, rapporti che portarono il Thun, per esempio, all'adesione
1) Così tra le lettere dell'abate Nicolini al Bottari giacenti presso la Biblioteca Cor-Siniana di Roma ne abbiamo rinvenuta una del 9 febbraio del 1751 nel codice A, in cui il Niecolini osservava che data la soppressione del Patriarcato si poteva eliminare quella che egli considerava una mostruosità: la soggezione della Chiesa di Trento, la quale avrebbe potuto cosi non essere più suflxaganea, ma soggetta immediatamente alla Santa Sede. Sull'argomento cfr. Archivio di Stato di Venezia, codice 10 e Dispacci e De­créti ed altre carte in materia di Aquileia e cfr. Catte Gar, ms. 2885 in Biblioteca co­munale di Trento (B.C.T.).
2) Cfr. la corrispondenza del de Gasparis con il Muratori in Archivio Mnratoriano, filza 04, della Biblioteca estense di Modena. Sulle Vìndiciae cfr. lettera del de G. al fratello Lazzaro- in B.C.T., ms. 1273 del 3 marzo 1743 in cui scriveva che non dubitava che le Vìndiciae sarebbero state proibite a Roma e che per evitare la condanna aveva interessato della cosa a Roma monsignor de Thun (Giuseppe), il padre Orsi ed altri.
Cfr. lettera dell'8 gennaio 1742 da Salisburgo in ms. 32, G 2 della Biblioteca Corriniana di Roma* Anche in questa lettera il de G. accennava alle sue Vìndiciae ed aggiungeva avanzando l'ipotesi clic il libro venisse condannato dalla Congregazione del­l'Indice: in tal caso la S.V. abbia la bontà di riflettere elio se voglion condannare chi impugna la spada contro la ignoranza e contro la temerità, la Rcligion Cattolica è af­fatto screditata in Germania. Condannare il libro sarebbe stato distruggere l'autorità dei principi, che, comò quello di Salisburgo, proteggevano iniziative del genere, e sa­rebbe stato condannare i popoli nell'errore.