Rassegna storica del Risorgimento
TRENTO ; GIACOBINI ; GIANSENISMO
anno
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1961
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pagina
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83
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Filogiansenisti, ami curi ali e giacobini 83
di cioccolata e capace di scherzare allegramente sulla sostituzione della statua di Maria Vergine con l'Albero della Libertà ! *)
E se in un primo tempo anche a Trento coesistettero nello stesso ambiente uomini dalle tendenze più democratiche destinati poi a seguire l'evoluzione comune degli ambienti laici e rigoristi anticuriali, in un secondo tempo avverrà la netta distinzione tra le due correnti la filogiansenista conservatrice e la giacobina. Cosi lo stesso Poli doveva dare dei dispiaceri ai suoi protettori giansenisti. Scriveva infatti il Paiuiilini, vescovo di Chiusi, al Degola il 6 luglio 1797: Non posso spiegarmi il contento che io ne ho provato ringraziando di cuore il Sommo datore de1 lumi, giacché nelTesser presso di me a Chiusi l'abate Poli, a voi ben noto, raccomandatomi da Baldovinetti, io faceva con esso di gran discorsi e riflessioni sul governo della repubblica Francese troppo mancante di stabile fondamento, e non sapevo capire come l'uomo non volesse più riguardarsi per la parte tanto più bella e consolante per andar dietro alle inezie e frivolezze, come sono tutte le terrene cose .2' Già ncll'88 del resto un corrispondente di Lorenzo Caleppi esprimeva dubbi del genere sul Roverctano; egli scriveva infatti da Corneto il 17 maggio di quell'anno: Non ho che rimproverare all'abate Poli. Vedo però che egli è uno di quegli uomini che forse per superamento è di regolar costume. Ma non ha la testa armata che di ragioni e speculazioni filosofiche. Io non le rigetto, ma voglio che la religione, la pietà, lo spirito ecclesiastico e cristiano ne siano la prima base, e che sempre si edifichi su di esse. M'immagino che tale sia stata l'educazione data da Tacchi. Poli però segue volentieri per quanto può il mio consiglio . Dalla calligrafia della lettera, che non è firmata, credo di poter arguire ebe il corrispondente del Caleppi sia il Garampi.8)
A proposito, dunque, di rapporti tra Trentini e Toscani è dimostrato che essi furono frequenti specialmente negli ambienti filogianscnisti, come risulta dal carteggio del Baldovinetti, considerato l'emissario in Toscana delle idee di Oltralpe:4' il preposto di Livorno si mostrava infatti, per esempio, in una lettera del 10 febbraio 1795 al Ricci, informato di quanto avveniva in Trentino. In tale lettera egli scriveva che a Rovereto, nell'ottobre del '94, era stato pubblicato un interessante decreto imperiale, riguardante VAuctorem Fidei, la Bolla appunto contro il Sinodo di Pistoia, decreto di cui prometteva al Ricci una copia. 5) Nel '94 infatti da Vienna era stato intimato anche al vescovo di Trento di non pubblicare la Bolla pontificia contro il Sinodo di Pistoia,6) ma la risposta di Trento era stata piuttosto cauta. Si diceva che tale Bolla non era stata pubblicata né in austriaco , uè in quella parte della diocesi che era soggetta al Principato, però si ammetteva che ne era stata permessa la ristampa e la vendita nella città di Trento, come d'ogni altro libro . A questo proposito in una let-
') Cfr. Don G.B. Locaielli, Memorie storiche di Bergamo dal 1796 alla fine del 1813, in Bergomum, 1936, n. 1-4, 1937, n. 1-3 e CATERINA GAVERINI, Sette anni di dominasene francese nella Bergamasca. Il Dipartimento del Serio nella Repubblica Cisalpina e Italiana, in Bergomum, 1932, n. 2, n. 3.
2T PIETRO SAVIO, Devozione di Adeodato Turchi alla Santa Sede, Roma, 1938.
3) B.V., Vat. Lat. J2552.
4) G. GAZZANIGA, Un giansenista toscano: Antonio Baldovinetti, proposto di Livorno, in Bollettino storico livornese, HI. a. 1939*
5) Archivio di Stato di Firenze, Carte Ricci, voi. 98.
<) A.V.T., Corrispondenza tedesca, voi. 15, p. 8, cfr. B.C.T., ms. 648, II, p. 73.