Rassegna storica del Risorgimento

TRENTO ; GIACOBINI ; GIANSENISMO
anno <1961>   pagina <84>
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Muratila Deambrosia
tcra del 28 febbraio 1793 scriveva il cancelliere del vescovo Bari a co vi: Qua ti tu al regio placet necessario alla pubblicazione delle Bolle Pontilìce,l) noi siamo certi che S. M. non ha giammai preteso di far valere o di esercitare questo atto di sovranità negli altrui domini, né in quelli dei Principi e stati immediati dello Impero germanico, essendo questo un diritto che appartiene all'autorità di cadaun Principe nel paese 1 . Si tentava cosi di sottolineare il diritto del Principato di Trento all'indipendenza, se non altro di principio. Dobbiamo anche considerare che quegli anni 1793-94 erano già anni difficili per l'impero minacciato dall'on­data rivoluzionaria e che il Barbacovi pure era incline alle nuove massime 1z) D'altra parte il Principe vescovo Thun anticuriale e febroniano, come sem­brava fino al '90, non si era però volto con simpatia negli anni della Rivoluzione alle novità francesi, che minacciavano il regime di privilegio su cui si fondava la potenza della nobiltà alla quale apparteneva. Così nel 1792 condannò in una Pastorale le nuove massime e nonostante che si fosse circondato di consiglieri di mente aperta, come il giureconsulto Francesco Vigilio Barbacovi, cui abbia­mo già accennato, autore di un Codice di Leggi (1788, ad imitazione del Codice di Vienna di Carlo Antonio Martini, fondato sui criteri del Filangeri e per alcuni aspetti più avanzato anche del nuovo codice prussiano, che in parte prendeva a modello,3) come il Romagnosi, che nominava consigliere aulico d'onore nel 1793,4) tuttavia vediamo che in quello scorcio del secolo il Thun scriveva, per esempio, in una lettera che abbiamo rinvenuta presso l'Accademia degli Agiati di Rovereto, gli effetti delle moderne dottrine sono funestissimi, perchè tendono ad introdurre la anarchia in qualunque ordine, come si sono purtroppo manife­stati nel Regno infelicissimo di Francia ! ) Il che non toglie che il Thun qualche barlume delle nuove idee lo avesse, come dimostra un'osservazione fatta in occa-
0 Nella lettera citata di Vienna era stato fatto presente l'obbligo di attenersi al regio placet.
2) Tuttavia non sempre furono lusinghieri i giudizi dei contemporanei su di Lui; per esempio. Clemente Vannetti in una lettera dell'I 1 febbraio 1783 scriveva a pro­posito dell'opposizione esercitata in capitolo dal Gentilotti all'operato del vescovo, che il canonico aveva il vantaggio di difendere la causa della libertà, contrapponendolo al Barbacovi che si era posto al servizio del Principe.
3) FRANCESCO MENESTRINA, Il Codice giudiziario barbacoviàno, Lipsia, 1913.
*) Non è escluso che già allora il Romagnosi appartenesse alla Massoneria, se con­sideriamo che a Trento si era rifugiato nel 1785 Alessandro Savioli portatore delle mas­sime dell'Ordine degli Illuminati di Baviera e vi si trovava ancora nel 1796, cfr. Lettera del Savioli da Trento del 11 giugno 1796 in Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna, ms. B, 3739 e A. ZIECER, op. ciu, p. 86. E il 30 giugno 1787 scriveva il Bassus al Pilati: In Trento mi figuro che avrà occasione di vedere il conte Savioli del quale aggiungeva che eftt un illuminato, non un aeropagitn, vale a dire non sapeva l'orìgine del sistema, tuttavia era stato spogliato in Baviera delle suo cariche, messo in pensione e relegato dal paese. B.C.T., nu. 2454. Sulla probabile esistenza di logge di Illuminati in Trentino e in Tùtolo cfr. Nuchtrag non WeUern Originolschriften toelche die IUuminnten-sekte..., ctc., Munchcn, 1787. E cfr. lo studio di CARLO FRÀNCOVICH, Gli Illuminati di Wei-shaupt e Videa egualitaria di alcune società segrete del Risorgimento in Movimento operaio, n. 4, 1952.
*) Accademia degli Agiati di Rovereto. Autografi. Debbo particolare gratitudine al cavalier Malfar per il cortese interessamento con cui ha seguito le mio ricerche.