Rassegna storica del Risorgimento

TRENTO ; GIACOBINI ; GIANSENISMO
anno <1961>   pagina <85>
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Filogiansenisti, anticuriali e giacobini 85
sione del discorso tenuto nel 1793 per la benedizione del nuovo Camposanto della città di Trento, osservazione diretta a polemizzare con quei benestanti ebe prezzolavano le sepolture nelle chiese.*) Aggravandosi, però,. la crisi internazio­nale si accrescono le preoccupazioni di Pietro Vigilio. H 2 luglio 1793, per esem­pio, scriveva in quella lettera, che abbiamo citata a un Ro ver etano : Per questo io non mancai con altri vescovi di rappresentare a S. M. il vicino pericolo sovra­stante delle dottrine ebe si insegnano ed innovazioni, che si tentano in molte pubbliche e private scuole;2) inoltre ora, intuendo il confluire delle tendenze anticuriali nel giacobinismo, consigliava prudenza al suo corrispondente rove-retano: V.S. farà bene a purgarsi della calunnia che Le è addossata.., giacché troppo è pubblica la giuridica testimonianza che in Toscana s'è fatta sopra queste dottrine ed io crederei far torto alla sua moderazione, se volessi suggerirle che la pazienza cristiana insegna a sottoporre il proprio sentimento a quello dei vescovi e del Supremo Pastore, a cui come ai successori di Pietro e degli Apostoli ragione render si dee della fede che si professa?9)
Non a caso il Romagnosi considerava il Principato come una morta gora e il periodo trascorso a Trento un periodo di esilio,4) usando nei suoi sfoghi episto­lari, espressioni simili a quelle con cui il Pilati, nel Giornale letterario del 1768, si era acerbamente vendicato della persecuzione, che la pubblicazione della Riforma d'Italia gli aveva riservato nel Principato al tempo del vescovo Sizzo.s)
Pur tenendo conto degli aspri giudizi dèi perseguitati dobbiamo, però, am­mettere che la realtà era come sempre accade poliedrica; richiamandomi a due recenti osservazioni del Salvatorelli: nello stesso modo che la fede religiosa dei principi anticuriali era più viva di quanto comunemente non si creda, come nel caso del Thun dimostrano le espressioni citate della lettera del '93, cosi l'idea na­zionale alla fine del Settecento anche in Trentino non rimaneva solo un'idea let­teraria,6) ma andava estrinsecandosi nell'azione politica dei nascenti nuclei gia­cobini e nelle resistenze offerte da laici e perfino ecclesiastici consapevoli di appar­tenere alla nazione italiana. Così da Rovereto, l'Atene del Trentino, non solo usciranno il letterato dementino v'annetti o Gian Battista Graser, ma dei preu­nitari come Gian Vigilio Giannini che sognava la Repubblica italiana con Roma
0 Allocuzione recitata nella solenne benedizione del nuovo Camposanto della città' di Trento, 29 giugno 1793.
2) M. DEAMBHOSIS, art. cit., p. 260, n. 105. Infatti quando l'Imperatore, nel 1782, aveva istituito i seminari generali di Stato ed uno in particolare ad Iunsbruek, di cui era rettore l'illnminiata trentino Albertini di Brez (vai di Non), i chierici della diocesi di Trento continuarono a frequentare invece il seminario vescovile di Trento. Così il 23 lu­glio del 1795 il consesso degli studi di Innsbruck prese la iniziativa di denunciare al Governo austriaco che nel seminario di Trento non si insegnavano le lingue orientali, ni la storia ecclesiastica, né pastorale, cfr. GRAZIANO FLABBI, Il seminario principesco vescor vile di Trento, Trento, 1907.
*) Accademia degli Agiati di Rovereto. Autografi,
4) Sul Romagnoli e le sue ideo politiche clV. Archivio di Stato di Milano. Processo dei Carbonari XVIIJ, fase. 1972, busta 55 e DAMO MISTHALI, Romagnosi martire della libertà italiana. Borgo S. Donnino, 1907.
s) M. DEAMBHOSIS, art. cu., p. 253.
*) Cfr. Rivista storica italiana, n. 3,1960, p> 560; recensione di Luigi Salvatorelli al volume di F. VALSECCHI, VItalia nel Settecento, Milano, 1959.