Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVI ; GERMANIA (REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA)
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1961
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Libri e periodici
e più efficace coloro al quadro tradizionale. cosi anche per quel che riguarda il mondo della "nobiltà siciliana, al quale il giovane Mazenod si trova immischiato e che si rivive con rara e viva immediatezza attraverso le lettere di lui alla madre. Il L. mostra come questi contatti con l'aristocrazia siciliana, cosi come l'educazione avuta nel Collegio reale dei nobili di Torino, abbiano avuto la loro rilevanza uell'acceutuarc la mentalità aristocratica, che gli veniva dalla famiglia e dalla sua prima educazione, ma insieme il L. fa notare l'importanza decisiva dell'incontro di Eugène con don Bartolo Zi ne Ili a Venezia. Da questo momento la storia della sua vocazione religiosa è quella del superamento, non facile e discontinuo, della sua mentalità così legata al sistema ideologico dell'emigrazione e impregnata di orgoglio e di pregiudizi aristocratici, ed è la storia dell'affermarsi, non senza lotta e pena, di un primato dello spirituale sulle preferenze politiche e di casta, ebe si concluderà con la scelta consapevole del suo primo ministero pastorale tra i poveri di Aix, in una forma adeguata al loro mondo culturale e alle loro esigenze, non esclusa l'adozione della lingua provenzale nella predicazione. Il vero carattere della rivoluzione del 1789, nota ilL., gli sfuggirà sempre, ma le preoccupazioni pastorali gli daranno la viva coscienza delle innovazioni che si impongono ormai per ricristianizzare la Francia; questa consapevolezza informerà costantemente la sua opera nella diocesi di Marsiglia, per arrivare, al di là del ristretto cerchio dei praticanti, al numero crescente dei poveri, che hanno smesso di frequentare la chiesa.
Del resto nello stesso seminario di SaintSulpice, come il L. lumeggia egregiamente, la rivoluzione ha provocato un profondo rivolgimento, del quale Eugène si è reso conto fin dal suo primo entusiastico ingresso nella vita ecclesiastica: non più divisioni per classi sociali dei seminaristi, una diminuzione delle vocazioni, ma un più alto e più puro impegno religioso, che rende incomprensibile e intollerabile l'antico ordinamento dell'istituto, fondato sul privilegio della nascita. Il lettore troverà assai interessanti queste pagine dedicate all'evoluzione della struttura e dell'azione educativa e culturale di SaintSulpice, sul quale si riflette la drammatica crisi della cristianità dell'antico regime. H L. sottolinea l'attenuarsi dei gallicanesimo moderato del grande seminario parigino e il sempre più franco affermarsi delle simpatie oltramontane, a misura ebe il cesaropapismo napoleonico pretenderà di fare del gallicanesimo una dottrina di Stato e di imporla anche al di fuori dei confini della Francia. Va notato, a questo proposito, quanto scrive il L. sui contatti tra il clero francese e i membri della curia romana deportati a Parigi, dopo il 1808, e la sua resistenza (anche per mezzo di società segrete) opposta dentro e fuori il seminario alle direttive imperiali. Eugène Mazenod (che viene ordinato sacerdote proprio nel bel mezzo di questa lotta) ha una parte notevole in questa attività nascosta, poiché l'ottima conoscenza dell'italiano lo mette più facilmente in diretta relazione con i cardinali della curia.
Il L. ci mostra con molta franchezza come la formazione ecclesiastica del Mazenod risenta delle deficienze intellettuali proprie del clero del suo tempo, che aveva perduto ogni influenza sugli ambienti culturali e scientifici, e che aveva, perciò, compromesso la rinascita religiosa del paese, ma al tempo stesso ci fa notare come l'opposizione del Mazenod al regime napoleonico non sia solo il frutto della sua fedeltà alla causa della monarchia legittima, ma anche della constatata incapacità culturale e spirituale della Chiesa imperiale ad affrontare i bisogni reali della società post-rivoluzionaria. Se la cultura e la spiritualità del Mazenod aderiscono ancora agli schemi tradizionali, vi è però in lui una nuova e più sensibile percezione dell'impegno personale senza limiti, che solo può compensare la perdita dei privilegi sociali della Chiesa di antico regime; Lcs prètes aujourd'bui. ne sont pina comme Ics abbés d'autrefois; nous ne sommes prétres que pour l'Eglise et, par conseguenti tona nos instants lui soni dus (1, 430).
Il primo di questi due volumi presenta, è chiara, un maggior interesse diretto per ì nostri studi. Ma anche nel secondo volume questo interesse non viene meno. Basterà accennare ai rapporti, con I<aone XII per la prima approvazione degli Oblati e al soggiorno del Mazenod a Roma negli anni 1825-1826 e ai contatti avuti dal Mazenod con il primo La Mennais, fin dai tempi della comune lotta contro il cesaropapismo napoleonico, in
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