Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVI ; GERMANIA (REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA)
anno <1961>   pagina <115>
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Libri e periodici
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sione e di raro garbo espositivo quale Carlo Pischedda. Non si può certo dire che il volarne, fin dal suo primo apparire, presso l'editore Hctzcl di Parigi, nel 1862, quando l'atmosfera politica era ancora commossa per la scomparsa di Cavour ed alterata per le conseguenze di essa, non abbia incontrato lieta e costante "fortuna. L'autore, la cui personalità non rilevata, ma duttili ssi ma e cattivante il Pischedda ci delinca in pagine di delicatissima vibrazione psicologica, era uomo che alla larga e sicura pratica del mondo aggiungeva il pregio inestimabile di un'affinità di sangue e di una dimestichezza assai stretta col Cavour. Da ciò l'equilibrio, tanto difficilmente conseguibile eppur serbato con una perti­nacia che rasenta la bravura, dell'opera, tra il tono memorialisti co ed apologetico del congiunto devotamente memore delle ore di confidenza alle quali liberalmente si abban­donava il conte, e l'ambizione dello studioso di fornire una ricostruzione almeno ambien­tale ed individuale, che non sia ancora storia, ma che s'indirizzi lungo un cammino obbli­gato che tutti gli storici futuri saran forzati a percorrere. Il de la Rive sentiva che l'opera politica del Cavour, pur troncata inopinatamente a mezzo dalla morte, apparteneva già compiutamente alla storia come modello di un'elaborazione personalissima delle correnti di pensiero venute a maturazione e a conflitto dopo il congresso di Vienna, e di un organico e sistematico ammodernamento di tutta intera una società. Egli ha perciò l'occhio viva­cemente fisso alle letture, ai viaggi, ai contatti di Cavour, onde seguire passo passo, attra­verso oscillazioni e perseveranti fedeltà egualmente significative, la formazione del suo pensiero; ed alle modificazioni che, sotto la spinta possente di questo pensiero fattosi rapidamente e quasi agevolmente azione, l'ambiente piemontese, nell'agricoltura come nell'industria e dai circoli giornalistici al livello di governo, subisce con un ritmo sempre più incalzante, che negli ultimi anni si farà vittoriosamente vertiginoso, sotto l'impulso di una volontà personale che, al di là della lettera dell'ordinamento parlamentare, sfiora l'onnipotenza di un autoritarismo progressista. Il de la Rive non coglie questo che, se non involuzione, è certamente, data l'ancor gracile struttura ed articolazione dell'ambiente politico, un pericoloso sviluppo dell'isolamento del Cavour, al di sopra dell'opinione pub­blica, del parlamento e della sua stessa maggioranza. Ma ancor meno lo colgono i testimoni ed i collaboratori di questi anni, il Torelli, il Massari, l'Artom, i cui ricordi personali il Pischedda opportunamente raggruppa e collega in appendice del volume. Essi hanno conosciuto del Cavour un'immagine già elaborata e perfetta, la cui nitidézza di giudizio sembra garantire l'infallibilità: e perciò i loro disegni scadono nel convenzionale quando non addirittura nella banalità di un ritratto a tutta luce, gelido ed insignificante nell'atto stesso in cui Io si vorrebbe presentare caldissimo d'umanità. Lo stesso Salmour, cui certa indipendenza nobilesca e lunghissima consuetudine amichevole avrebbero potuto con­ferire qualche dote più spiccata d'incisività, ostenta un tono distaccato, come di persona sostanzialmente estranea al fervore di riflessione donde è scaturita la linea politica del Cavour, alla cui realizzazione pratica il Salmour pur dette opera così fattiva. Per tutti costoro, vuoi per ragioni d'età (Artom) vuoi per la lontananza d'ambiente (Torelli e Mas­sari) quasi del tutto ignari del travaglio formativo e del progressivo svolgersi dell'esperienza del loro personaggio, il Cavour è essenzialmente il ministro, il dominatore. Essi non hanno conosciuto l'inferno intellettuale della Torino albertista né l'influenza moderatrice dell'emigrazione legittimistica né il cauto ed illuminato procedere del primo orleanismo, l'epoca d'oro dei Mole e dei de Broglio, tutti questi elementi che hanno concorso a pla­smare potentemente, in. senso conservatore ed antiradicale, ma coraggiosamente riformi­stico, l'animo del Cavour, giovanilmente- elettrizzato al fantasma di una rivoluzione liberale evocato dall'eco delle fucilate delle troia glorieuses . E poi c*é l'Inghilterra, il periodo aureo del turismo progressista di Peci, questo statista che affascina Cavour col suo spregiudicato empirismo, con l'attenzione volta tenacemente allo questioni economiche, non tanto nello loro astratte formulazioni dottrinarie che pure il Cavour calorosamente condivide quanto nella vigorosa applicazione pratica, nell'eloquente connessione con la realtà sociale del paese che di esso ha saputo svolgere Richard Cobden. E prima di Peci eie Canning, col suo scabro dinamismo di schermidore valente ad instau­rare un nuovo equilibrio dischiuso all'avvenire, serbando le specie del vecchio immobilismo