Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVI ; GERMANIA (REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA)
anno <1961>   pagina <132>
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Libri e periodici
sagace, agguerrito, nutritissimo nella vita pubblica ed in quella politica. In Sicilia clas­sicisti sono i patrizi fautori della costituzione di Ferdinando IV, cioè ì passatisti e gli auto­nomisti puri, gli uomini spazzati via dagli avvenimenti del 1821: ed ecco una posizione culturale suscettibile di ragguardevoli sviluppi irrigidirsi nel rimpianto antistorico di un passato irrevocabile. Né i romantici, vagamente aderenti ad un moderatismo di stampo manzoniano, sono da meno. Ascoltiamo Mazzini conferire alla letteratura romantica il ruolo di interprete eloquente degli affetta, delle idee, dei bisogni e del movimento so­ciale . Ma a Messina, che è la roccaforte più fervida della cultura politica siciliana, roman­tici dello Spettatore e classicisti del Maurolico si accapigliano su esteriori questioni di lin­guaggio poetico, salvo poi a convenire, non appena la polemica sfiora marginalmente il terreno sociale, su un paternalismo pedagogico che educhi il popolo secondo i principi del più retrogrado e conformistico moralismo. Trattar què* soggetti che possono vale­volmente contribuire a Tenderci carissime le idee religiose* l'onore nazionale, l'amore degli uomini e della virtù : tale obiettivo ebe lo Spettatore si pone nell'ottobre 1835, a con­clusione del periodo esaminato dalla Mandala, e di cui ciascuno scorge la stanca e conven­zionale banalità. Ma c'è comunque una riflessione che va fatta sotto il profilo del gioco delle forze politiche, fin qui sequestrato nel contrasto e nella concorrenza dell'aristocrazia fondiaria e delle corporazioni artigiane. Gli uomini che disputano su questi fogli sono giovani universitari, docenti illustri, giornalisti di professione: è una nuova generazione intellettuale quella che si viene formando, e che fare il '48, strappando alla nobiltà la bandiera costituzionale. Si tratta di un ceto ancora grezzamente politico, sensibile alla retorica da parata ed incline alle stamburate demagogiche, lontanissimo dalla nervosa lucidità dei napoletani. Ma il dato è da tener presente, anche per intendere certe storture e limitazioni che questo ceto, venuto a maturità, si porterà dietro, ben oltre il '48 e fino all'unità d'Italia.
Mentre Messina agita polemiche d'indole latamente letteraria e culturale, nelle quali la stessa parola d'ordine repubblicana suggerita da La Farina acquista un sapore innocuo e velleitario, Palermo fa scaturire dal suo tradizionale conservatorismo la nota più intelligente e più. nuova di questa primavera culturale siciliana: il liberismo economico. Non è da sorprendersi che una simile posizione prendesse vita nell'ambiente apparente­mente, specie per la struttura sociale, più refrattario alle nuove correnti del pensiero: l'esempio insigne di Peel non era monopolio della sola Inghilterra. Né la fioritura palermi­tana era senza dubbio estranea a quella rigogliosissima che si sviluppava nel contempo a Napoli. Ma di grande importanza sono le conseguenze politiche del dibattito dottrinario economico. L'identificazione tra protezionismo ed autonomismo politico siciliano è il punto fermo più felice nel saggio della Mandala. Gli studiosi insulari volevano reagire alla situazione di sudditanza, di mercato coloniale, procurata dalla capitale alla Sicilia. e non riuscivano a trovare altro mezzo al di fuori di una frattura drastica. Non altrettanto persuasiva, lo abbiamo già detto, è la fede unitaria dei liberisti. Costoro, osserva la Man­dala, si preoccupano soprattutto di dimostrare il meccanico semplicismo della tesi avver­saria e d'inculcare nei loro conterranei lo spirito associativo come condizione impre­scindibile per un sano sviluppo dell'economia produttiva. Qui è il vero spirito moderno, la nota più fresca dell'intero quinquennio (come d'altronde a Napoli), in questa solleci­tazione delle iniziative locali, che potranno espandersi fruttuosamente in un mercato allargato, e magari anche peninsulare, senza peraltro che eie necessariamente comporti una soluzione politica unitaria, bastando a tal fine una forma federalistica o, meglio ancora, nn dinamico ed efficace complesso di trattati commerciali e di agevolazioni tarif­farie. Le pagine che Ignazio Sanfilippo dedica all'argomento si apparentano degnamente a quelle degli economisti napoletani e testimoniano che, almeno nell'ambito teorico, la Sicilia manteneva il ritmo di sviluppo del pensiero economico europeo. gli stessi prote­zionisti, come il Malvica, si rendono benemerita sotto il profilo civile e sociale, in quanto, fautori come sono di una separazione dell'isola dal continente, avvisano anche tempesti­vamente ai mezzi per salvaguardare I all'in ter no la vitalità di una tale soluzione. E sono tratti da siffatta esigenza a sottoporre a spietata critica l'applicazione, specie in campo