Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVI ; GERMANIA (REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA)
anno <1961>   pagina <135>
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Lìbrì e periodici 135
il ntnvattismo è essenzialmente un fenomeno di correttezza ed efficienza ain ministrativa, salvo ad accentuare il patrizio abruzzese la componente ideologica e confessionale, ed il generale napoletano quella militare Mura disino vuol dire anche egemonia napoletana sull'Italia ma ed è questo un. limite gravissimo di Filangieri nelle forine tradizionali dell'assistenza e della supereminenza francese, senza agile intromissione nel grande­mente rinnovato sistema dell'equilibrio europeo, giocando magari quella carta inglese che il principe di Petrilli a suggeriva da Vienna e che a Napoli si paventava come prodromo del distacco della Sicilia. IL limite è dunque nella meccanicità onde uno schema vecchio di quasi mezzo secolo dovrebbe essere calato su una realtà profondamente modificata come quella delle Due Sicilie. Ma ciò non vuol dire che lo schema (almeno nei suoi adden­tellati interni, che per l'estero è tuit'altro discorso) fosse sbagliato. L'efficienza della amministrazione è stata sempre il caposaldo pregiudiziale di ogni seria politica meridio­nalista; per la Sicilia abbiamo già accennato alla tempestività delle preoccupazioni di Filangieri, forse troppo semplicistiche ed accentrate alla persona, ma comunque fulminee. Ed anche la proposta di concessione di non ben definite libertà costituzionali, nel giugno 1859, quando la sorte delle armi era ancora incerta in Lombardia, è meritevole di attenta riflessione. Filangieri non era un liberale, come poteva supporre ottimisticamente soltanto Lord Elliott. Nessun regime schiettamente e puramente rappresentativo incontrava le sue simpatie. Ma egli scorgeva intelligentemente nello Statuto bonapartista una possi­bilità di escamotage che avrebbe serbato integre le prerogative della Corona, avviando d'altronde quel discorso, diretto e paternalistico con le masse popolari nel quale Filangieri, da buon assolutista spregiudicato e memore dei successi del primo impero., ravvisava la soluzione migliore per paralizzare la possibilità di azione autonoma rivoluzionaria delle classi medie. Nulla si può supporre sulla base di un'ipotesi non verificata, ed ogni giudizio va perciò sospeso, anche tenendo presenti gli ostacoli obiettivi che la situazione interna* rionale, quella siciliana e la stessa inanizione degli organi governativi avrebbero frapposto a progetti di Filangieri. Ma essi avevano in sé una certa validità, ancorché angusta ed egoistica, che non si dovrebbe sottovalutare, e della quale perciò torneremo più avanti a discorrere.
Giova intanto osservare che il Saladino (L'estrema difesa, p. XLI) più del Moscati appare incline alla tesi della conservazione borghese quale motivo ispiratore dell'unita­rismo meridionale, sfiduciato sulla vitalità borbonica e perciò raggruppatosi intorno ee Savoia; e porta a sostegno del suo pensiero (pp. cit., pp. L-LII) gli esempi finissimi della guardie cittadine organizzate in talune località dei ceti proprietari per garanzia dell'ordinh fino all'arrivo dei regolari piemontesi, e quello delia preoccupazione governativa esplicite per le aspirazioni comunistiche sui demani, soprattutto in cospetto di fenomeni del tutto nuovi e inopinati, come l'agitazione impiegatizia ed operaia, in forme rivendicazionistie i 0 addirittura di sciopero. Naturalmente, queste osservazioni sarebbero state corroborateea giustificate storicamente con maggiore efficacia se l'esame si fosse portato indietro nel tem­po, ad illustrare le caratteristiche della paralisi che attanagliò il Regno negli ultimi anni di Ferdinando II, la mancanza di ricambio nella classa dirigente, la rivoluzione mo­rale che Pisacane sentiva rumoreggiare nelle campagne, e che in efletti esisteva, anche se il suo impeto cieco la spingeva a volgersi contro quegli stessi che di essa avrebbero voluto tracciare tuia soluzione politica democratica e popolare. Finché non si sarà ricostruiti! accoratamente la storia della monarchia posteriore alla giornata del 15 maggio e non ai saranno poste nello giusta luce le responsabilità di Ferdinando II, tanto più personali in quanto rispondenti ad un sistema di governo accentratole da lui voluto ed imposto, sarà impossibile portare ermo giudizio sugli avvenimenti e sui protagonisti del 1859-60, i quali si trovarono od accogliere l'eredità alteratissima e schiacciante di una volontà dispotica, sequestratasi dalle correnti internazionali in un immobilismo antistorico che nessuna forza mnana avrebbe avuto la possibilità, noi giro di pochi e concitati mesi, di riuscire n dinamizzare.
Anche su Filangieri il giudizio del Saladino, pur severo, 6 ricco di comprensione e di obiettività. Egli riconosce al principe singolari qualità militari n*uTo.SRnizaazione del