Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVI ; GERMANIA (REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA)
anno <1961>   pagina <139>
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Libri e periodici
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allarmante, della crisi dello Stato, il sno disgregamento strutturale. E ad esse facevano eco, due settimane più tardi, gli accenni del comandante territoriale in Calabria all'eia* sperazioue di molti comuni per la mancata concessione di uso di acque pubbliche e Tini-posizione di più pesanti e penosi dazi di consumo. Questo franoso turbamento dell'impal­catura amministrativa e sociale dello Stato, dì cui egli si era preoccupato fin dagli esordi del suo governo, dovette esercitare un influsso decisivo perchè Filangieri reiterasse la sua richiesta diòttro. Ma il re lo indusse nuovamente a desistere, venendo incóntro alle sue richieste di rinnovamento dei ranghi burocratici, ma suggerendo egli stesso, nella lettera 28 settembre (importante perchè vi si riconosce sommamente critico il momento per quanto riguarda l'ordine pubblico) il nome del malfamato Ajossa quale nuovo direttore' di Polizia. D'altronde, la situazione ai confini dello Stato sembrava evolversi in senso favo­revole* e Filangieri (lettera 30 settembre) vagheggiava di potersi servire di uno Stato della Chiesa opportunamente riformato e di un forte presidio francese in Ancona quale scudo imperforabile contro la minaccia di espansionismo piemontese, una soluzione quest'ultima, spiegava il presidente del Consiglio a Brcnìer, che avrebbe dato esclusiva­mente soddisfazione a Palmerston et compagnie (proprio l'opposto di quel che con­sigliava Petralla!). Lo storico colloquio del 30 settembre di Filangieri col conte Roguet, del quale il ministro fa l'indomani un dettagliato resoconto al re, oifre la misura di quanto il vecchio generale fosse disorientato e, cosa forse ancora più grave, penosamente paraliz­zato dal rigidissimo assolutismo a cui intendeva tuttora informarsi il sovrano. Il succo della conversazione non è infatti nell'accenno agli scandalosi intrighi degli Inglesi in Sicilia né all'eventualità di trasformazione del Mediterraneo in un lago britannico: era questo ormai un luogo comune propagandistico su cui Filangieri contava ingenua­mente di poter puntare le sue carte migliori per impressionare le Tuileries. La svolta auten­tica del colloquio si ha allorché Filangieri adombra la volontà del re de ne rien changer aux lois et aux institutions qui régissent maintenant la monarchie , Roguet non sa allora prévoir dans ce cas que des malheurs e Filangieri è costretto ad interrompere l'argo­mento perchè impreparato a svolgerlo. Qui veramente la posizione di rottura è chiarissima, la condanna del Regno manifestamente segnata, la politica francofila di Filangieri infir­mata alle fondamenta; ma, ancora una volta, non si pud non risalire più in alto del vecchio generale per individuare le più pesanti responsabilità. Manco male che Castclcicala, col sno ottimismo consueto (lettere 12, 19 e 23 ottobre 1859) tende a minimizzare i pericoli della situazione siciliana, dove già cominciano a serpeggiare e ad esplodere i primi sintomi di un'autentica insurrezione armata. Ma il luogotenente generale resta d'avviso che non si debba mostrare paura con eccessivi spiegamenti di forza che giustifichino ulteriore agitazione, esclude il ricorso a mezzi violenti senza positivo bisogno , reputa che debba moderarsi il soverchio zelo del maresciallo Salzano. Ed il re, che ha lasciato cadere un'ennesima richiesta di ritiro di Filangieri in data 16 ottobre, insinua a Castclcicala (lettera 24 ottobre 1859) di esortare i parroci a giustificare presso i contadini la carestia come castigo del Signore... a punizione dei peccati che commettiamo : una forma dav­vero blanda di reazione, ed anche un qualche atteggiamento poco simpaticamente tor­tuoso di carattere, nei confronti di un disagio sociale che l'aristocrazia e la borghesia professionistica si accingevano a sfruttare con ben maggiore spregiudicatezza, per attrarre anche le masse contadine, tradizionalmente legittimiste, al movimento unitario.
Il re accenna in queste settimane a prendere più decisamente in mano le redini della situazione, ma ciò soltanto nel senso che il suo atteggiamento con Filangieri ossame forme bisbetiche d'insofferenza (conflitto a proposito del collegio di Maddaloni, nella piuma decade di novembre) e che, al contrario, la solidarietà con Castelcicala si rende sempre più stretta, giungendosi fino a deplorare l'esiguità degli arresti operati dn Maniscalco e ad auspicare una buona prevenzione , cioè una forma di terrorismo sistematico a titolo esemplare, onde tener in rispetto le popolazioni senza eccessivo spiegamento di forza (lettera 24 novembre 1859). Quest'intimità tra il sovrano ed il luogotenente generale - che non era certo fatta per piacere a Filangieri viene ribadita a chiare noie nella lettera 30 novembre, allorché Francesco, dinanzi agli ostacoli frapposti in Napoli alle