Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVI ; GERMANIA (REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA)
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1961
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140
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140 Libri <> perioditi
richieste di Castelcicala, toiifcjma li.tuii.ti.te. in faore di <pic*fultimo, il rigore delle sue vedute assolnt ittiche ( Il Governo risiede nel Re, e per conseguenza e il He solo quello che governa. I funzionari pubblici non urna che gli strumenti di comunicazione della Volontà Reale ). E la dimestichezza, sulla quale occorre fermare la massima attenzione, shocca, com'è naturale, nella discussione di un vero e proprio compiuto programma di politica generale e soprattutto finanziària. Fin dal 28 settembre, infatti, come ci informa il Moscati, il re aveva rivolto un questionario ai suoi stretti collaboratori (ma non a Castelcicala) per conoscerne l'avviso in merito ad eventuali cambiamenti da introdursi nella costituzione del Regno. E, mentre il conte di Traili aveva posto l'accento sulla necessità della presenza del re fra le truppe e di un loro energico concciitramenio (Francesco assentiva), mentre il Carafa aveva toccato il tasto delicatissimo della diminuzione delle tariffe doganali, il Cumho, condividendo appieno le vedute di Filangieri, aveva proposto di stringere vie maggiormente al Rea! Trono la Sicilia... di concerto con la Francia ; e si era anche posto all'opera per una riforma su base elettiva della legge amministrativa del IBI6, riforma che, per il suo ardimento, era stata accolta con perplessità a Corte e dallo stesso Filangieri, sempre diffidente verso forme autonome di potere locale che intaccassero il principio paternalistico di accentramento della monarchia amministrativa. Ora è da aggiungersi che il Cuml io non limitò i suoi sforzi a Napoli, ma esortò il Camma rata a recarsi a Palermo per proporre un vasto programma di rinnovamento finanziario, che andava dall'abolizione della ritenuta agli impiegati, della carta bollata e della fondiaria su case terranee all'appalto del macinato ed alla riforma doganale e zolfiiera. Castelcicala peraltro, informando il re con lettera 28 dicembre 1859, procurava di insabbiare, tutte queste proposte, eccetto quella sulla carta bollata, ed in effetti, con la fine dell'anno, ogni proposito riformatore poteva stimarsi definitivamente abbandonato.
Questa soluzione faceva maturare l'allontanamento di Filangieri, le cui dimissioni erano infine accettate privatamente il 31 gennaio 1860, salvo a renderle pubbliche dopo oltre sei settimane. Che il dissenso tra il sovrano e il ministro fosse restato insanabile, che Francesco non attendesse che l'eliminazione di Filangieri per avviare una politica personale rigidamente assolutistica, che tale politica venisse concertata in piena identità di vedute con Castelcicala, è dimostrato da una lettera 6 febbraio 1860 del re al luogotenente generale: Il piano che ò in mia mente formulato, per attuarlo dopo il ritiro di Satriano (sic!), è tutto pei miglioramenti materiali, industriali, commerciali... senza puuto toccare gli organi dello Stato ed il suo organamento nella parte politica . In altra lettera dello stesso giorno il re accenna alla liquidazione del fastidioso Camma rat a ed ancora il 24 febbraio, pur costretto ad accedere in parte delle proposte di lui, si rimette del tutto a Castelcicala per una decisione definitiva. Sono i giorni nei quali il Petrulla, reduce in Sicilia, riesce a rendersi conto personalmente della situazione insostenibile che si è venata a creare nell'isola e delle dirette responsabilità di Castecicala (che ne muove alti lamenti al re: lettera 23 febbraio 1860) elaborando di conseguenza una linea politica che è senza dubbio hi più. brillante in queste settimane antecedenti all'insurrezione della Cancia. Anche il Petrulla condivideva l'ostilità di Filangieri olla proposta francese per un'occupazione napoletana di Roma, ma non stimava che ci si dovesse cullare nell attesa di impossibili garanzie da parte delle Tuilerics. Ben conscio che tutta l'opinione pubblica europea fosse acerbamente contraria al governo borbonico, egli riteneva, anzitutto che si dovesse cancellare questo giudizio con l'organizzazione di un governo di uomini intelligenti, {ermi, onesti, che godono la fiducia del Re e del paese e di un vasto ed intelligente programma di opere pubbliche (lettera 25 marzo 1860 a Carafa); successivamente, che si dovesse puntare sull'interesse inglese contrario ad un eventuale colpo di mano della Francia, in occasione di un sommovimento nel Mezzogiorno (lettera 2 aprile 1860 a Severino). Cose esatte e lungimiranti, insomma, ma che avevano il torto di non essere ormai più a passo con i tempi, -glie affrettavano precipitosamente l'ora della caduta della monarchia.
Cercate, se le autorità militari lo slimano conveniente, di tener fermo in Palermo : questo il primo suggerimento che il re invia a Castelcicala, il 5 aprile, all'atto dell'insurrezione, mentre Maniscalco informa Filangieri, privatamente,-con allarmismo catastrofico.