Rassegna storica del Risorgimento

"PRO PATRIA"
anno <1919>   pagina <5>
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La Società Pvo Patria* e il suo iemo 5
La liberazione di Roma nel 1870 aveva anzi stimolate quelle illu­sioni, perchè aveva porta la prova che l'Italia non si sarebbe lasciata fuggire una prossima occasione per richiamare in seno alla grande famiglia tutti gli altri suoi figli. Il Trentino del resto sentiva di pos-sedere il diritto a questa sollecitudine della Madre Patria, alla cui redenzione aveva fatto omaggio del fiore dei suoi ingegni, e del suo sangue più generoso. Era sceso da Rovereto nel 1849 Antonio Rosmini, per decidere a Roma il vacillante Pio IX a confondere le sue armi con quelle d'Italia, ed era l'anima trentina che nei canti più ispirati di Antonio Gazzoletti, di Giovanni Prati e di Andrea Màffei, aveva -immortalato i fasti del risorgimento nazionale.
Sullo scoglio di Quarto erano con Garibaldi 17 Trentini, i quali poi a squadre e a squadre, lo seguirono sopra tutti i campi di bat­taglia fino a Mentana. É iiiiando i Trentini ansiosamente vigilanti nei loro maggiori municipi, avevano chiesto al Governo austriaco, fino dal 1859, l'annessione della regione al Veneto, nella speranza di doverne dividere le sorti, e a questa domanda si erano associate a mezzo della Camera di commercio di Rovereto 749 ditte commerciali. Ora questa generazióne non era ancora spenta, anzi era ringa­gliardita dai figli, he rievocavano con voluttà i freschi ricordi dei padri, e nell'ansiosa ricerca di litro vare gli ideali nei quali si era così avidamente tuffata, attendeva una voce o un cenno per ridestarsi.
In questa forma -si, annunciava la posizione morale e politica del Trentino nel 1884, nel quale anno i pangermanisti di Austria e di Germania, perseguendo nell'azione già iniziata dal J>r. Rohmeder di Monaco fino dal 1881, colla sua Verem fur das Deutechtum in Au-slcmde, proclamavano nelle loro, gazzette e in Congressi con impu­denti affermazioni storiéne e scientifiche e con maggiore insolenza di linguaggio, la necessità di una più coattiva opera di germanizzazione, non solo delle popolazioni italiane dell'Alto Adige, ivi emigrate e sta­bilite da molti anni, ma perfino, di certe parti del fentfe? la cui italianità* storica era rimasta fino allora Inori di discussione.
Era necessario che il paese non dovesse lasciarsi sfuggire la felice occasione di assumere tosto un contegno risoluto contro siffatti in­tendimenti. Ho detto felice occasione, perchè l'aggressore non era questa volta il governo austriaco, contro del quale non avrebbero potato rilellarsi apertamente, in occasioni normali, che gli intellet­tuali indipendenti raccolti nelle piccole città: la minaccia di concus­sioni contro la nazionalità del paese proveniva invece da enti affatto