Rassegna storica del Risorgimento

"PRO PATRIA"
anno <1919>   pagina <6>
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A. SartorelU
privati, come erano le Società della scuola austriaca e germanica, che si accostavano con atteggiamenti incauti e repulsivi alle convin­zioni e all'amor proprio delle stesse popolazioni rurali, le quali non scorgendovi l'egida del governo, potevauo essere più facilménte in­dotte ad attribuire ai loro atti intenzioni arbitrarie e ingiuste. Però se l'organizzazione di una resistenza alle palesi minacce delle So­cietà tedesche non poteva assumere tra le popolazioni rurali il peri­coloso aspetto di un atto di ribellione al governo, la botta sarebbe stata drizzata effettivamente o anzi esclusivamente contro la sua po­litica, cbe era, come abbiamo detto, ben più pericolosa alla integrità lei pensiero nazionale, che non le ciance degli assertori pantedeschi. Si sarebbe quindi presentata difficilmente una più propizia occasione per raccogliere tutti i bene animati contro questa detestabile politica del governo, senza esporli alle sue dirette rappresaglie. Inoltre il marchio precipuamente germanico di questa azione, offriva il destro di mettere in evidenza l'illegalità delle aspirazioni tedesche sul ter­ritorio austriaco, aspirazioni che fuori del Trentino si trovavano da per tutto in aperta antitesi colle tradizioni e col pensiero dello Stato austriaco. Il governo militare e feudale, che nei suoi maggiori espo­nenti si reclutava invariabilmente nei circoli di Corte, considerava sempre i pangermanici come i prussiani di prima del 1866, dai quali -esso era continuamente turbato con manifestazioni di germanesimo ostentato perfino attorno ai membri della casa imperiale. In un solo paese l'azione del governo e quella; dello Schuiverein tedesco erano fino allora procedute d'accordo e con amore, e questo paese era il Tren­tino, ove l'irredentismo tedesco non poteva attecchire, mentre veniva invece a completare l'opera del Governo. Si doveva quindi argomen­tare, che se il Governo non avrebbe voluto sconfessare apertamente I pantedeschi, che gli erano alleati nella comune opera di perverti­mento morale e nazionale ai danni della popolazione trentina, non -avrebbe potuto d'altro canto mostrarsi persecutore di coloro, i quali Cavitavano quella popolazione insorgere per tutelare l'idioma e la cultura nazionale in nome delle stesse leggi promulgate dallo Stato.
.Se: propizia era dunqmeToeeasione per invitare il popolo trentino ad adempiere ai doveri verso la propria nazionalità, non meno sem­plice si presentava il compito di organizzarlo, bastando in ciò seguire la stessa linea di condotta che avevano adottata le società scolastiche slave e tedesche.
Lo fiMttore di questo articolo comprese allora il dovere di afferrare il momento psicologico cbe passava sul paese, e nel giornale politico It Raccoglitore che a Rovereto seguiva le patriottiche tradizioni del glorioso Messaggero, spento dopo il 1866 dal Governo, lanciava