Rassegna storica del Risorgimento
PARLAMENTI ; SARDEGNA (REGNO DI)
anno
<
1961
>
pagina
<
559
>
Nel centenarie del Senato subalpino 559
quietamente col sistema austriaco.. che se da noi si vinceva, il Ministero non sarebbe più comparso davanti ad un Parlamento subalpino, ma sibbene ad un Parlamento italiano; che egli, Cavour, o sarebbe riuscito vincitore nella lotta o sarebbe ito in America.
Quando il Parlamento si riaprì il 2 aprile 1860, la situazione era chiarita in senso del tutto favorevole alla politica di Cavour, che aveva ripreso il potere nel gennaio 1860, dopo la parentesi seguita alla pace di Villa-franca.
La cessione della Savoia alla Francia toglieva atto Stato sabaudo il suo carattere di Stato binazionale, bilìngue, anfibio, come lo aveva chiamato il conte De Maistre, e privava l'opposizione di estrema destra dei suoi elementi più vivi e battaglieri. L'ultimo maresciallo di Savoia, Vittorio Scdlier De La Tour, che ne era il capo, era già morto nel 1858, ma viveva ancora Mons. Billet, Varcivescovo di Chambéry, che era una personalità di un certo rilievo, come appare dall'opera magistrale di Francesco Raffini sulla Religione di Alessandro Manzoni, col quale Mons. Billet aveva avuto una discussione privata sulla dottrina della Grazia.
Mentre Mons. Billet e i suoi Savoiardi abbandonavano Palazzo Madama, vi entravano i Lombardi, capitanati dal conte Gabrio Casati {che era già senatore dal 1853); gli Emiliani, guidati dal conte Pasolini; i Toscani, con in testa il marchese Cosimo Ridolfi.
Con Vottava legislatura subalpina, che fu la prima del Regno d'Italia, si ultima l'evoluzione del Senato.
Da un lato il Senato si secolarizzò: i vescovi-senatori, in segno di protesta per l'annessione al Regno sabaudo di provincie dello Stato pontificio, si astennero dai suoi lavori; tre ecclesiastici di altre parti d'Italia, mons. Na-vasconi, vescovo di Cremona, il sacerdote Andrea Merini di Milano e lobate Lambruschini, il solitario di S. Cerbone, nominati senatori nel 1860, non si fecero mai vedere a Palazzo Madama. Il Senato, quindi, si secolarizzò e non contò nelle sue file più. alcun ecclesiastico.
D'altro canto la rappresentanza nazionale del Senato si completò con i Siciliani, tra i quali primeggiava il grande storico Michele Amari, l'autore della Storia del Vespro Siciliano e della Storia dei Musulmani dì Sicilia, ma la maggior parte di essi fu scelta tra gli ex-Pari di Sicilia del 1848, come U marchese di San Giuliano, il principe Lonza di Butera, il principe di Torremuzza, il marchese di Torre Arsa, Ruggero Settimo dei principi di Fitalia. Con i Siciliani vennero i meridionali, tra i quali spiccavano il mot' chese d'Afflitto, il principe Pignatelli Strangoli, il marchese Ottavio Tuppu* ti, e soprattutto Giuseppe Vacca, un illustre magistrato che poi divenne Guar-dasigilli del Regno d'Italia, ecc. E vennero anche i Marchigiani e gli Umbri dell'ex Stato pontificio col conte Pompeo di Campetto e col marchese Filippo Gualterio, e non mancava un gentiluomo liberale di vecchio stampo. Romano ài Roma, il duca Lorenzo Sforza Cesarini.
Da poco meno di un centinaio, quanti erano nel 1848, i senatori nel 1861 erano diventati 270. A presiederli fu chiamato il siciliano Ruggero Settimo