Rassegna storica del Risorgimento

MATURI WALTER
anno <1961>   pagina <561>
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L'ULTIMO SCRITTO DI WALTER MATURI
Conoscevo Walter da sempre e sono stato a lungo con lui il giorno pre­cedente alla morte. E in quella conversazione finalecome sempre scherzosa ci eravamo abbandonati ai ricordi.
Bicordi clie si affollano ora e immagini che si sovrappongono: ma sempre la stessa arguzia degli occhi vivacissimi, uguali la dolcezza del sorriso e la scrittura, rimasta fino all'ultimo quella del fanciullo fratello maggiore conosciuto un giorno al ginnasio.
1929. Lo rivedo all'ultima lezione di Sciupa: le squadre del Guf avevano inscenato una indegna gazzarra contro lo storico, accusato di essere stato tra gli intellettuali del manifesto crociano: erano volati pugni e sedie. Poi, un gruppo di animosi era riuscito a fatica a ristabilire una calma fittizia per dar modo alla cerimonia di concludersi frettolosamente. Pur in un'atmosfera cosi eccitata, Walter, che nel momento centrale della zuffa era rimasto lontano, in disparte, non volle rinunziare, pallido in volto com'era, a salire sulla cattedra per leggere un saggio, tutt'altro che Breve, sul maestro, in cui poneva in evidenza le caratteristiche della storio­grafìa meridionale impersonata da Sciupa. Nessuna concessione anche in quella occasione egli faceva all'ambiente, al momento, alla stessa impa­zienza dell'uditorio, per sottolineare, con acume di critico già esperto, ì caratteri e i connessi limiti (il termine limite era congeniale al Maturi e fu tra quelli più. usati da lui) della storiografia meridionale.
Mi si rivelò allora nella sua interezza, meglio di quanto non lo cono­scessi, il carattere fondamentale dello studioso: misurato, acuto, distaccato e pronto a dir, senza veli e in qualunque occasione, il pensiero suo. Quel­l'alto impegno morale, la fede nella libertà, lo stesso senso del limite costi­tuirono poi sempre le caratteristiche più vive dello studioso.
La sua scrupolosa coscienza critica, appena velata dall'apparenza meridionalmente bonaria, la sua profonda dirittura, la sua stessa acutezza furono pari solo alla conoscenza profonda e minuta che egli aveva, in tutti i campi, degli ultimi due secoli di storia italiana ed europea. Quando noi, più giovani di lui, dopo fortunate ricerche in archivio (e soprattutto in quegli archivi stranieri che egli aveva qualche ritrosia a frequentare, preferendo di gran lunga di aver corrispondenti affettuosi e devoti in ogni angolo di Europa che al momento opportuno facessero per lui le ricerche, che egli avviava e indirizzava alla meta giusta con. poche notazioni illumi­natrici e precise), credevamo con qualche ghiotta primizia di aver in mano un dato nuovo ohe modificasse sensibilmente un giudizio corrente, trova-