Rassegna storica del Risorgimento

MATURI WALTER
anno <1961>   pagina <567>
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ISukimo scritto inedito di Walter Maturi
567
Il suo discorso rievocativo del centenario del Senato subalpino, che data l'esiguità delle copie a stampa e fuori commercio messe in circolazione si ripubblica opportunamente in questo fascicolo, è non solo un omaggio alle tradizioni di Palazzo Madama, ma un anelito acco­rato e nostalgico verso il regime liberale, nazionale, laico, moderno , che quella generazione dei padri aveva voluto. Da quel discorso traspare "una contenuta commozione, che egli cercava, come sempre, di dissi­mulare con la sua prosa scarna e priva di orpelli e conia sua arguzia. *)
Moderato, sobrio, abituato a chiamare pane il pane e vino il vino, egli non indulgeva ai retori e a qualsiasi deviazione o deformazione, agiografica o meno, della verità storica. Si era scontrato perciò durante il fascismo con l'interpretazione sabaudistica e territoriale del Risorgimento ed aveva pa­gato di persona per quella sua abitudine, del tutto naturale, di dir le cose come sentiva che fossero. In quella atmosfera conformistica, l'abito alla ve­rità diveniva, senza che egli se ne rendesse conto, un gesto di coraggio; con la stessa calma decisione osteggiava in questo secondo dopoguerra i revisio­nismi affrettati provenienti da opposti dogmatismi marxistici o clericali.
Ostile alla retorica era stato sempre e quella avversione si era andata accentuando col passar degli anni.
In quell'ultima conversazione io revocavo con lui, a proposito del cen­tenario che ci impegnava tutti, le sue lontane parole del 1930: L'annunzio di un centenario prossimo è come l'annunzio della scoperta d'un filone nel mondo dei cercatori d'oro. Gli occhi dei filologi lampeggiano di cupidigia, si organizzano in una o più squadre di sfruttamento più o meno indiscipli­nato, corrono negli archivi a porre ipoteche, lavorano febbrilmente e fretto­losamente e , nella maggior parte dei casi, non danno risultati scientìfici
proporzionati all'entusiasmo, alle speranze, alle fatiche, alle spese finanziarie impiegate nell'opera. Se si va di questo passo, nel 1948 succederà l'ira di Dio era stata la frase conclusiva di quel periodo* E siamo arrivati, senza accorgercene, al '61, chiosava un po' melanconicamente Walter, e mi manifestava la sua perplessità per un discorso celebrativo su Roma capitale che avrebbe dovuto tenere a Torino il 27 marzo: era stanco, ammalato, e, poiché rifuggiva da qualche tempo dal parlare in pubblico, era in fondo preoccupato per quella prova. Di quel discorso aveva cominciato proprio in quei giorni, in Roma, a scrìvere le prime cartelle, che si son trovate ani suo scrittoio. Le pubblichiamo con animo riverente e commosso :
I) Nell'inviarmene l'estratto, mi scriveva il 2 febbraio '59 : Ho inviato a tuo padre tuia copia del mio discorso sul senato subalpino. Anzi a tuo padre ho inviato l'opuscolo completo, contenente anche i discorsi e le fotografie di Merzagora e di Peyron. Tuo padre, uomo grave, può vedermi senza sghignazzar* tra quei due valentuomini, ma i tuoi lazzi sarebbero stati irrefrenabili I .