Rassegna storica del Risorgimento
MATURI WALTER
anno
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1961
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pagina
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569
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L'ultimo scrìtta inedito di Walter Maturi 569
libertà all''indipendenza, senza passare dalle mani dittatoriali d'un Cromiteli, ma svincolandosi dal dispotismo monarchico senza cadere nel dispotismo rivoluzionario. Ora, non v'ha altro modo di raggiungere questo scopo che di attingere nel concorso del Parlamento la sola forza morale capace di vincere le sette e di conservarci le simpatie dell'Europa liberale.
E così Cavour cominciò col fare del Parlamento Varbitro del dissenso tra lui e Garibaldi, nel discorso delVll ottobre 1860 alla Camera dei Deputati. Il programma garibaldino dell'immediata liberazione di Roma e di Venezia poneva contro l'Italia tutta l'Europa conservatrice. Ora, ammoniva Cavour, non si sfida impunemente l'opposizione delle grandi nazioni. Noi abbiamo avuto esempi di catastrofi immense dovute a questa mancanza di rispetto ai sentimenti delle altre nazioni. Sul principio di questo secolo, il più illustre guerriero dei tempi moderni pose in non cale l'opinione dei popoli d'Europa, e, malgrado il suo genio straordinario e le sue infinite risorse, cadde dopo alcuni anni di regno, e cadde miseramente, per non più risorgere sotto gli sforzi riuniti dell'Europa. In tempi più vicini a noi un altro imperatore, che contava pur esso i suoi soldati a centinaia di migliaia, e soldati che per valore sono a nessuno secondi, quest'imperatore non volle farsi capace del" l'opinione delle attre potenze e credette di poter sciogliere a sua volontà la sua vertenza coll'impero ottomano. Ebbene, questo grande potente non tardò a dover pentirsi ed a pentirsi amaramente di non aver tenuto conto degli interessi e dell'opinione del resto d'Europa. Sarebbe a temersi che simile cosa accadesse a noi se, fidando unicamente del nostro diritto e nei nostri mezzi, non volessimo avere in alcuna considerazione i consigli dell'Europa.
Ma la prudenza diplomatica non impediva a Cavour di osare di far proprio il programma della liberazione di Venezia e di Roma. ia nostra stella, o signori, ve lo dichiaro apertamente, è di fare che la Città Eterna, sulla quale venticinque secoli hanno accumulato ogni genere di gloria, diventi la splendida capitale del regno italico. In che modo si sarebbe potuto ottenere ciò? Io credo continuava Cavour che la soluzione della questione romana debba essere prodotta dalla convinzione che andrà sempre più crescendo nella società moderna, ed anche nella grande società cattolica, essere la libertà veramente favorevole allo sviluppo del vero sentimento religioso. Io porto ferma opinione che questa verità trionferà tra poco. Noi Vab-biamo già vista riconoscere anche dai più appassionati sostenitori delle idee cattoliche; noi abbiamo veduto un illustre scrittore in un lucido intervallo, dimostrare all'Europa, con un libro che ha menato gran rumore, che la libertà era stata molto utile al ridestamento dello spirilo religioso. Ma, o signori, a conferma di questa verità non è mestieri per noi di andare in traccia di esempi all'estero; ce ne samministra il nostro stesso paese; giacche, o signori, non esito ad affermare che il regime liberale, che esiste in questa contrada