Rassegna storica del Risorgimento
MATURI WALTER ; STORIOGRAFIA
anno
<
1961
>
pagina
<
581
>
Walter Maturi storico della storiografia 581
Pure, non è diaccile cogliere in questo stesso saggio giudizi e interpretazioni nei quali, a stretto rigore, fa capolino non. tanto lo storico della storiografia, quanto lo storico del Risorgimento, interessato alla esatta soluzione dei problemi viventi della sua disciplina: e appunto in relazione allo stato di essa verso il 1930 sono da riportare giudizi come quelli a proposito dell'intervento del Rota nella polemica sul 1848 lombardo-piemontese; sul particolarismo siciliano e il valore storico del riformismo borbonico in Sicilia (ivi, p. 6); sulla mancata partecipazione popolare al Risorgimento, e sul giudizio intorno all'equivoco concetto della conquista regia (ivi, p. 11); e via dicendo.
Questo atteggiamento appare prevalente, ormai, nel breve scritto necrologico dedicato alla memoria di Michelangelo Sciupa, il vecchio Maestro napoletano al quale più direttamente il Maturi era rimasto legato negli anni universitari. Fra l'opera di un Bartolomeo Capasso, erudito autore di artistiche e dotte rievocazioni di storia napoletana, e il vigoroso sentimento storico risorgimentale di Giuseppe De Blasiis, fondatore del nuovo criterio della partecipazione dell'elemento popolare indigeno per la interpretazione della storia meridionale, la posizione dello Schipa risulta nettamente caratterizzata dalla unione della disciplina erudita del primo con la tradizione intellettuale del secondo: e ne vien fuori un ritratto tra i più felici che il Maturi abbia mai schizzato, in cui il vecchio Maestro, severissimo nella cattedra e austero nell'abito di vita, e insieme paterno e sorridente quando dalla cattedra scendeva per accostarsi ai suoi allievi nelle esercitazioni universitarie, appare in tutta la sua efficacia di guida e ispiratore di intere generazioni di storici meridionali. Ma è interessante notare che dello Schipa studioso qui importa al Maturi di sottolineare non tanto la posizione metodologica , e l'appartenenza, indubbia, al mondo della vecchia erudizione positivistica (che nello Schipa non significava affatto anzi! mancanza di autentico pensiero storico): quanto i problemi che nascevano dalla ulteriore elaborazione che egli aveva dato dei criteri del De Blasiis nella ricostruzione della storia meridionale, specie del Sei e Settecento. Allo Schipa il riformismo napoletano del Settecento appariva condizionato dalla sua capacità di farsi espressione di forze locali, di vivere come manifestazione concreta della riconquistata indipendenza del Regno. Ma di fronte a questa interpretazione nazionale si drizzava adesso l'altra che il Croce aveva dato del Settecento napoletano come momento della cultura illuministica, fecondato alle origini dal cartcsianesimo e a sua volta efficace su un piano europeo con i suoi Gian-none e Galiani e Filangieri. In una parola osserva il Maturi alla base degli scritti dello Schipa è sempre quella concezione autoctona della storia del Mezzogiorno che il De Blasiis aveva scoperto; alla base degli