Rassegna storica del Risorgimento
MATURI WALTER ; STORIOGRAFIA
anno
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1961
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pagina
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585
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Walter Maturi storia della storiografia 585
1748 o magari dal 1706; e nessuna adesione, di conseguenza, al tentativo di negare il nesso Rivoluzione francese-Risorgimento. Sono, queste, posizioni ormai ovvie, nel clima del secondo dopoguerra: ma che tali certamente non erano quando a sostenerle scendevano in campo non solo la propaganda ufficiale, ma anche studiosi di non mediocre ingegno, da Ettore Rota a Carlo Galcaterra ad Arrigo Solmi a Giovanni Gentile, se pure come avvertiva il Maturi questi battesse vie più complesse e sottili di quelle, assai meno filosofiche e più bonariamente empiriche, degli altri sostenitori della tesi autoctona. E, su questa strada, fin dall'inizio al Maturi si pose, come si è detto, il problema Oriani: e non tanto dell'indirizzo storiografico da lui originato, che su questo la condanna fu sempre assai rigida; quanto del valore storiografico della Lotta politica in Italia, ambivalente nella sua doppia intonazione democratica e nazionalistica, e certamente opera ricca di personalità, nonostante le derivazioni ferrariane. Ma opera che, politicamente invecchiata dopo che l'Italia ha ormai, bene o male, sperimentato tutto ciò che l'Orfani aveva profetizzato nel 1892, non riesce ad andar oltre una serie di intuizioni geniali e non mai approfondite, per il carattere oratorio che rimane dominante nelle sue pagine: L'Oriani ammira... non solo la poesia della storia rappresentata da Garibaldi, ma anche la prosa rappresentata da Cavour e dalla Destra storica, ma, si potrebbe osservare, in tanto egli ammira la prosa in quanto ha qualcosa di bello, di grandioso, di eroico. Nell'Orfani. non vi è tanto l'obbiettività dello storico scientifico, come parve al Croce, ma l'obbiettività del letterato storico, che ha, come dire, il culto del bello storico, del grandioso storico da qualsiasi parte sia personificato... L'Oriani a volta a volta si compenetra tanto nei suoi eroi, che quando glorifica Garibaldi disprezza la Destra; quando comprende la Destra sottovaluta perfino il garibaldin ismo; quando s'incontra con Bismarck guarda dall'alto il povero Cavour, che pure, in altro luogo, ha ritenuto superiore al primo . Insomma, di volta in volta l'Oriani si entusiasma o si sdegna, magari per le stesse persone, senza riuscire mai a configurare il suo sentimento, la sua immaginazione in problema politico e morale in modo da sanare ogni contraddizione (Corso di storia del Risorgimento-1956-57, Torino, 1957 (litogr.), pp. 94-95). All'Orfani il Maturi dedicò in uno dei suoi corsi un ampio saggio, che costituisce anche uno dei suoi contributi più autentici in fatto di storia della storiografia nel senso proprio del termine, e che ha un valore assai rilevante nella letteratura sul controverso scrittore romagnolo.
Fin dal saggio del 1930, il Maturi aveva discusso e ironizzato i furori antigiobertiani del padre Dario Ranieri, postumo difensore dei gesuiti e difensore militante della vecchia visione cattolica del Risorgimento.