Rassegna storica del Risorgimento
MATURI WALTER ; STORIOGRAFIA
anno
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1961
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pagina
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587
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Walter Maturi storico della storiografia 587
culto non può scriverlo senza angoscia si è andato decomponendo nei suoi elementi costitutivi e ciascun elemento se ne va tutto solo a cercarsi le sue origini storielle (Gli studi di storia moderna ecc. cit., p. 247). Quel mondo del Risorgimento era, in fondo, come Io stesso Maturi ha altrove esplicitamente precisato, lo Stato liberale e la civiltà ch'esso portava nel suo seno (Corso 1957-58, p. 51): scosso dapprima e travolto in buona parte dall'uragano fascista, e spento poi persino nella sua sopravvivenza ideale rappresentata dall'opera e dalla fede degli uomini di cultura, proprio quando, con la caduta del fascismo, molti si erano illusi di vederlo risorgere dalle ceneri. Maturi doveva confessare (e sia pure a malincuore) che lo stesso maestro dell'interpretazione liberale e antifascista del Risorgimento, Adolfo Omodeo, era ormai diventato francamente impopolare fra le ultime leve storiografiche (Corso 1958-59, p. 52). Le quali leve storiografiche erano poi, sempre più folte, quelle che più direttamente attingevano la loro ispirazione dalle nuove forze dominanti della vita italiana, cattoliche da una parte e, con assai maggiore peso nella storiografia, socialiste e comuniste dall'altra. Era una nuova e insieme vecchia Italia che veniva alla luce: e con essa lo studioso legato alla eredità ideale del mondo liberale sentiva talora difficili i contatti. À conclusione delle osservazioni della rassegna del 1950 riportate di sopra, si legge una constatazione che era insieme una confessione: nella nuova realtà politico-culturale italiana ognuno serve, spesso senza averne piena consapevolezza, una delle parti in conflitto, e chi crede che al disopra di tutto vi dovrebbe essere la Storia con l'esse maiuscolo, dà l'impressione di essere un Don Chisciotte che combatte per la sua Dulcinea ! (Gli studi di storia moderna cit., p. 247). A vent'anni di distanza, lo studioso che si era sentito elemento delle forze più vive della cultura italiana ed europea aveva la netta sensazione dell'isolamento, della dissonanza tra l'antica ispirazione e 'la marcia delle cose. Che il 1945 segnasse una svolta decisiva fu presto chiaro alla coscienza del Maturi: Questo secondo dopoguerra, scriveva nell'ultimo dei suoi corsi [1959-60], ha inaugurato una nuova fase storiografica negli studi risorgimentali, che corrisponde alla nuova fase storica che viviamo (p. 7); e altrove aveva già ricordato, con una osservazione che certo andava oltre la questione specifica che la provocava, come l'Italia fascista prima, la guerra dell'America contro l'Italia sabauda e fascista dopo, hanno rimesso in discussione tutta la visione risorgimentale: dominante nei paesi anglo-sassoni (Corso 1958-59, p. 119).
Nella crisi profonda che tutto ciò rappresentava per la storiografia liberale, il Maturi non ha scelto la via del silenzio né quella della rigida riaffermazione dell'idealismo storiografico di vent'anni prima; e neppure, in certo senso, quella della difesa specifica e scoperta della interpretazione