Rassegna storica del Risorgimento
MATURI WALTER ; STORIOGRAFIA
anno
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1961
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Rosario Romeo
liberale che del Risorgimento egli stesso e gli studiosi della sua generazione erano venuti costruendo. Il metodo da lui preferito è stato invece quello di sottoporre a un assiduo controllo scientifico le nuove correnti storiografiche dedicando, alle opere che man mano esse venivano presentando, precise analisi, nelle quali la equanimità del giudizio e la prontezza ad accogliere i punti di vista accettabili da qualunque parte venissero, si univano alla intransigente riaffermazione delle ragioni dello spirito critico, contro gli offuscamenti che su di esso proiettavano da ogni parte le passioni ideo-logiche e politiche. In tal modo, l'opera del Maturi degli ultimi dieci o quindici anni, in quanto ha esercitato questo ufficio di controllo critico della produzione storiografica italiana in materia, soprattutto, di Risorgimento, ha assolto un compito di primaria importanza. Venuta meno, infatti, o sul punto di cessare, la fase creativa della interpretazione liberale del Risorgimento, si trattava di non consentire che i suoi risultati andassero dispersi nell'urto con le rozze costruzioni ispirate allo spirito di partito, ma venissero invece trasferiti nel patrimonio degli acquisti fondamentali della cultura italiana. Un compito, questo, proprio non tanto della storiografia battagliera e militante, quanto di quella più conservatrice e accademica, nella sua funzione più alta di custode del patrimonio tradizionale della cultura. L'assiduo vaglio al quale il Maturi sottopose gran parte della nuova produzione, e la libertà di giudizio con cui ne valutò i risultati, anche quando erano orientati polemicamente nei confronti della storiografia liberale, rimane uno dei suoi meriti maggiori, e conferisce, specialmente ai corsi sulla formazione della storiografia del Risorgimento, che vedranno presto la luce, una importanza fondamentale tra gli strumenti scientifici a disposizione della storiografìa. Tra il 1930 e il 1960 l'opera del Maturi è dunque passata dalla fase rivoluzionaria e creativa a quella della conservazione e della sistemazione, con un processo che è proprio, in fondo, di tutto il lavoro culturale serio. E da questo punto di vista è solo da deplorare che il tempo non abbia consentito al Maturi, che pure si è spinto nella sua indagine sino a valutare il lavoro delle leve più giovani dei risorgimentisti, di presentare un bilancio dell'opera della generazione sua; degli Chabod, Morandi, Sestan, Cortese, Valsecchi, Ghisalberti, Moscati e via dicendo, per la parte in cui la loro attività rientra nella storiografia risorgimentale. 0 forse (e il dubbio può apparire legittimo, se si pensa che nella serie di rassegne della storiografia risorgimentale condotta dal Maturi nei suoi corsi si trova, a questo punto, quasi un salto cronologico) lo storico liberale ha esitato davanti al compito gravoso, moralmente e umanamente, di un giudizio sull'opera propria e degli altri che con lui lavorarono e pensarono in comunità di idee e di ideali nel corso di un trentennio?