Rassegna storica del Risorgimento

MATURI WALTER
anno <1961>   pagina <592>
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Franco Valsecela
sempre muovi confini. Era, certo, il più informato, il più aggiornato di noi. Nei suoi anni più giovani, nel suo ufficio, alla Biblioteca dell'Istituto di storia moderna e contemporanea, aveva accumulato una somma enorme di letture. E aveva conservato, sempre, il gusto della lettura. Buona parte della sua opera consiste in un resoconto di letture: le sue mirabili recen­sioni. Era un grande recensore: lettore acutissimo, critico finissimo. Ma non solo questo. Possedeva come dire? un'arte maieutica: sapeva cogliere, in ogni opera, il frutto, interpretarne il significato, valutarne il risultato. Ogni lettura costituiva una messa a punto, di questo o di quel problema; una chiave di interpretazione che si aggiungeva alle altre; una pennellata in un quadro che si faceva sempre più vario e ricco e complesso: e che si componeva, si sistemava, nel suo pensiero, in una organica unità.
La più. profonda vocazione di Maturi già ebbi a constatarlo è la storia della storiografia: qui si rivelano le doti più sue: quel suo pene­trante ingegno, quella sua pacata misura: e, soprattutto, quel suo vivo, presente senso della dialettica storica, quella sua attitudine a considerare la storia in tutta la gamma dei suoi problemi, i problemi in tutta la gamma dei loro aspetti. Nessun dogmatismo, come nessun empirismo: non un cumulo di dati, ma una serie di esperienze: una perenne ricerca della verità. Pochi storici sapevano, come lui, accompagnare con così vigile interes­se, di anno in anno, il ciclo della produzione storiografica: conoscitore sin nei suoi intimi dettagli della storiografia italiana; ma attento, anche, alla rotta delle storiografie straniere.
Si prenda, ad esempio, il suo corso sul Congresso di Vienna, tenuto nell'anno accademico 1952-53 a Torino. E una specie di contrappunto alla storiografia europea dell'argomento. Comincia con una messa a fuoco delle principali questioni riguardanti, nel Congresso, l'Italia: una indagine sottile, serrata della dialettica delle forze internazionali che si manifesta, nel Congresso, di fronte al problema italiano.
Riporta, Maturi, la definizione fornita da Talleyrand del programma di Metternich per l'Italia. Metternich sapeva benissimo Talleyrand ne è convinto di non poter chiedere il possesso dell'Italia per l'Au­stria: avrebbe suscitato la reazione dell'intera Europa. Sapeva benissimo, anche, che, riunita in un sol corpo politico sotto il dominio austriaco, l'Italia sarebbe sfuggita di mano ai suoi dominatori. Meglio, dunque, creare, nella penisola, all'impero austriaco, un'ampia e solida testa di ponte col possesso del Lombardo-Veneto; dividere, poi, il resto fra sette principati, di cui tre, Parma, Modena, Firenze, appannaggio di principi austriaci In tal modo, Metternich veniva a realizzare il suo scopo, l'egemonia austriaca, senza urtare la suscettibilità delle cancel­lerie europee.