Rassegna storica del Risorgimento

MATURI WALTER
anno <1961>   pagina <598>
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Franco Valsecela
vinta il gran principio degli Stati Uniti d'Europa, come Talleyrand aveva fatto bandire il principio della legittimità dalla Francia vinta nel 1815 .
La conclusione di questa peregrinazione attraverso la storiografia contemporanea e le sue interpretazioni? D Congresso di Vienna -- af­ferma Maturi risolse il problema che si era proposto: la creazione di un equilibrio europeo, basato su di una oculata ripartizione delle forze delle Grandi Potenze . In funzione dell'equilibrio, la Francia vinta fu mantenuta entro gli antichi confini; ma fu circondata da una cintura di sicurezza, sul Reno e sulle Alpi. In funzione dell'equilibrio, la Russia vit­toriosa venne contenuta entro la barriera scandinava, germanica, austriaca. Al centro d'Europa, i due perni prussiano ed austriaco si saldavano nella confederazione germanica; ma il dualismo fra Vienna e Berlino garantiva contro gli sviluppi unitari, che sarebbero stati fatali per la fragile bilancia europea. Se lo Stato tedesco scriveva nel 1817 lo storico Heeren fos se una grande monarchia, con una rigida unità politica, come potrebbe re­sistere alla tentazione di assicurarsi il dominio d'Europa? La saggezza delle Potenze ha riconosciuto che si deve formare un organismo statale, debole all'attacco, ma forte alla difesa: lo Stato garante della pace di Europa .
Trionfatrice del Congresso, la Potenza in cui la politica dell'equilibrio trovava la sua incarnazione, l'Inghilterra. Ma osserva Maturi qais custodiet custodem? Chi avrebbe assicurato sui mari quell'equilibrio di cui Londra si faceva campione sul continente? . Londra si garantiva ad un tempo la realizzazione del suo ideale di equilibrio in Europa e di egemonia sugli Oceani; si assicurava il controllo di tutte le vie di comuni­cazione mondiali e si accingeva a dare all'impero spagnolo il colpo di grazia, impedendo ogni intervento europeo nelle colonie ribelli dell'America del Sudi
Ma, se il giudizio sull'opera del Congresso di Vienna può essere positivo sul piano politicodiplomatico, non altrettanto può esserlo sul piano etico-politico. Se riuscì, il Congresso, a dare all'assetto europeo una sistemazione stabile, assicurando per quasi mezzo secolo la pace d'Europa, non seppe, invece, interpretare lo spirito del tempo, il sentimento dei popoli, le loro profonde aspirazioni. Tutta la storiografia liberale e nazionale dell'Otto­cento non è che una sola voce di condanna sulla insensibilità di questa assise di governanti, incapace di prendere un effettivo contatto con l'animo dei governati. Ma anche la storiografia conservatrice, soprattutto quella di parte religiosa, cattolica, lamentava la superficialità, il tecnicismo di un'opera, che era stata, sì, più o meno felice opera di diplomazia, ma non aveva saputo dare alla diplomazia un fondamento ideale, un contenuto interiore. Il tentativo di Alessandro I, di richiamare, con la Santa Alleanza, i sovrani alleati ad una superiore scala di valori morali e religiosi, non aveva incontrato, nei Mettermeli, nei Castlereagh, che un'ironica soppor-