Rassegna storica del Risorgimento

MATURI WALTER
anno <1961>   pagina <599>
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Walter Maturi, storico europeo 599
tazione. La ricostruzione d'Europa restava un dato puramente esteriore, una facciata dalle linee sapienti ed armoniche* ma dietro alla quale non era che il vuoto, l'assenza di un profondo stimolo interiore, l'incapacità di penetrare lo spirito del secolo nella intima e feconda varietà dei suoi motivi.
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Una varia, vasta, ricca problematica, in Maturi storico europeo . E, accanto ad essa, un vivo, umano ed umanistico gusto per il fattore personale, individuale, nella storia. Si sofferma con compiacimento, Ma­turi, sui protagonisti del dramma storico, per decifrarne la personalità, per determinarne il ruolo. Due personaggi lo attirano, fra tutti, nella movi­mentata scena della Restaurazione: Talleyrand e Mettermeli.
Anche qui, il metodo dell'indagine è sempre anello: seguire, nelle interpretazioni più significative e salienti, i diversi volti del personaggio che la storiografia presenta: e trarre, dai diversi scorci, il ritratto.
Talleyrand. La sorte di Talleyrand osserva argutamente Ma­turi potrebbe richiamare alla memoria d'un Italiano colto una delle più belle novelle del Boccaccio, quella di Ser Ciappelletto. Ricor­date? Ser Ciappelletto con una falsa confessione inganna un santo frate, e muorsi, et essendo stato un pessimo uomo in vita, in morte è reputato per Santo . Un processo di trasfigurazione o di travestimento che ha trovato nella più recente storiografia esempi famosi. Abbiamo già ricordato il Ferrerò, e il suo Talleyrand demiurgo, ricostruttore della nuova Europa contro il distruttore Napoleone. Di fronte ad esso, si colloca il Talleyrand di Duff Cooper: il realista, che aveva saputo cogliere, sotto alle mutevoli apparenze, la realtà francese ed europea; e che aveva tradito il suo capo per rimanere fedele alla Francia e all'Europa, per salvare dalla follia napoleonica la Francia e l'Europa e, last but not least, se medesimo.
Un realismo che, nell'ultima trasfigurazione di Talleyrand, quella di Eugenio Tarle, si riduce, nei termini di opportunismo e trasformismo. Natura arida, non emotiva, fredda come la morte, era assolutamente privo di qualità creative, privo di stimoli ideali che non fossero stretta-mente personali . Per questo afferma il Tarle Talleyrand non potrà mai essere considerato un grande uomo di Stato. I grandi pensieri provengono dai grandi sentimenti, aveva detto La Rochcfoucauld. Tal­leyrand non ebbe mai nemmeno l'idea di un grande sentimento che lo dominasse e ne dirigesse le operazioni e i piani... Ma, se era privo di grandi sentimenti, era dotato di un istinto di autoconservazione fortissimo, in­fallibile, che sempre lo mise tempestivamente in guardia. Con questo suo istinto egli riconosceva sempre dove si trovava la forza oggi e dove si sarebbe trovata domani: e su queste previsioni regolava la sua rotta .