Rassegna storica del Risorgimento

1850-1852 ; CATTOLICI ; CAVOUR, GUSTAVO BENSO DI ; SARDEGNA (RE
anno <1961>   pagina <647>
immagine non disponibile

Ettore Passerài d'Entrèves
647
contingenti, pur avendo destato allora un vivo interesse, finirono per cadere presto nell'oblio: raffermarsi di posizioni pia radicali, nell'uno o nell'altro senso, contribuì a screditare, prima, poi a far dimenticare posizioni e dottrine che si scostavano dalle correnti che restarono, per cosi dire, padrone del campo.
Non è eccessivo affermare che fra i liberali moderati, che sostenevano fra il '50 e il '52 la politica del gabinetto d'Azeglio e le frazioni più o meno avanzate della Sinistra, che avrebbero desiderato ana politica più auda­cemente riformatrice, con una venatura più marcatamente anticlericale, v'era un punto di contatto: la maggior parte dei moderati governativi, quand'anche affermava d'ispirarsi ai principi del separatismo liberale, non si staccava dal sentire giurisdizionalistico e intervenzionistico. Ad uomini di Sinistra poi, come il Josti o l'Asproni, accadeva di tesser gli elogi dei despoti illuminati, senza neppure avanzare quelle doverose riserve antiassolutistiche, che avanzavano i moderati.x)
La discussione sulle leggi Siccardi, nel marzo del '50, costituisce una prima pietra di paragone per saggiare i rispettivi atteggiamenti, ma poiché non ci è possibile qui di seguire passo passo i dibattiti parlamentari, ci limiteremo ad analizzare qualcuno degli articoli più significativi del Risor' gimento, l'organo quasi ufficiale del liberalismo governativo, ed a notare come dalle tesi che vi troviamo affacciate si distacchi, per delle rilevanti sfumature, quel Luigi Amedeo Melegari, che più coerentemente mirava a enucleare le posizioni nuove, separatistiche, su basi diverse dalle tradi­zioni regaliste. Allo stesso modo, si potrebbe dire, Gustavo di Cavour, pur appartenendo ancora al gruppo dei redattori della cattolica Armonia, si staccava per rilevanti sfumature dal grosso degli intransigenti e della destra cattolica estrema, per giunger quasi a stender la mano al citato Melegari, specialmente dopo aver letto il saggio da questi pubblicato nel set­tembre del '50 sulla Rivista Italiana, e intitolato Dalle relazioni della Chiesa collo Stato e delle differenze sorte tra la corte di Roma e il governo sardo.2)
') Colpisce, per es., in un discorso pronunziato dal Josti alla Camera, il 7 marzo del '50, la frase seguente: dobbiamo resistere alle soverchie esigenze (sci/., della Chiesa) e imitare l'esempio dei Leopoldi . Invece nel resoconto del dibattito parlamentare pub­blicato sul Risorgimento, n. 677 del 7 marzo '50 ai lodano i sovrani riformatori del Sette­cento, ma si soggiunge: quando gli affari di una nazione si fanno da un solo, la mano che segna oggi la dichiarazione delle libertà della Chiesa gallicana, può domani sottoscri­vere la revocazione dell'editto di Nantes .
2) Rivista Italiano N. S., voi. I, 1850, pp. 181219: il Melegari prometteva però una seconda puntata del suo saggio, che non venne mai. Sulla figura del Melegari manca un buon studio d'insieme; sul suo soggiorno a Losanna e sui contatti con i Uberai! del Can­tone di Vaud, ed in specie col Viuct, esìste tuttavia tuia pregevole monografia di GIOVANNI FERII ETTI, fondata in gran parte sn documenti inediti (.. A. Melegari a Losanna, Roma, 1940). Cfr. anche, dello stesso, Esuli del Risorgimento in Svizzera, Bologna, 1948, passim.