Rassegna storica del Risorgimento

1850-1852 ; CATTOLICI ; CAVOUR, GUSTAVO BENSO DI ; SARDEGNA (RE
anno <1961>   pagina <652>
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652 Gustavo di Cavour e le idee separatiste in Piemonte
Chiesa, non che il padre comune dei fedeli, il mallevadore morale della loro libertà.1)
Tutto ciò non si concilia pertettamente con un separatismo alla Vinet, ma consente al rosminiano Gustavo di Cavour di legger con ima certa simpatia l'articolosaggio del Mclegari sulla soluzione del problema dei rapporti fra Stato e Chiesa. Una visuale in cui i diritti della coscienza religiosa dei cre­denti, prendono un rilievo più. netto, nei confronti dei diritti della pubblica autorità , non poteva che esser bene accetta a Gustavo di Cavour. Si potrebbero anzi citare due passi dello scritto del Melegari, che ricordano un po' le espressioni di cui Gustavo si valeva nella citata lettera al Paganini:
La chiesa perdendo il carattere officiale per rivestire quello di un'isti­tuzione libera, cessando di essere una parte della pubblica autorità per non esser più che una pubblica libertà, non sarà esautorata vedrà anzi accrescere la sua potenza spirituale e morale di quanto avrà perduto nell'ordine civile .
E poco più oltre:
Le resistenze deplorabili che la Chiesa ha incontrato spesso nello Stato, hanno sempre avuto la loro sorgente in ciò che essa era una potestà a lui parallela, uno Stato, per così dire, nello Stato, e che perciò vi era antagonismo fra lei e lui. Tolte queste cagioni, la Chiesa non presentandosi più nello Stato che come la manifestazione di una libertà, non troverà più nell'autorità pubblica che una protezione corrispondente agli alti interessi morali che rappresenta .2)
9 Art, cit., in Rivista italiana* cit., p. 186. Il Melegari giunge anche a un giudizio più severo sulla sopravvivenza d'uno Stato temporale papale, in cui si confondono sovra sita politica e autorità religiosa, realizzando il sistema dell'unione , vera anomalia ormai nell'Europa moderna, e fra gli Stati cattolici (curiosamente, pone in istato d'accusa la teocrazia zarista, ma dimentica non a caso di criticare la sopravvivenza d'una confusione di poteri nella monarchia britannica). Ammette però che nel medioevo un potere temporale dei papi fosse ancora più che giustificabile, per la necessità di tutelare in quei tempi di violenza la libertà della sedia pontificia : anche qui non abbandona quindi la visuale cattolicoliberale, per una visuale in qualche modo ghibellina della storia.
2) Art. cit., p. 199. Poco oltre, il Melegari svela i limiti del suo separatismo, negando ogni validità ad un concetto per cosi dire agnostico dello Stato e della sua missione etico-religiosa: Lo stato non può essere indifferente alla religione, egli deve per quanto è da lui favorirne lo sviluppo; cadrebbe la morale pubblica, la sola religione che egli possa professare, se la fonte principale di questa venisse a cessare . In questo nesso stabilito fra morale pubblica e fede religiosa il Melegari trovava comunque solidali anche i maestri del separatismo protestante-liberale, dal losannese Vinet allo Schlciermacher (più remoto quest'ultimo, ed a lui probabilmente ignoto). Curioso che il Melegari non si giovasse, anzi neppur volesse menzionare i primi scritti usciti in Piemonte a favore delle tesi sepa­ratiste, del pastore valdese Amedeo Bert, più tardi editore di lettere di Camillo Cavour, e fervente liberale: va anche ricordato che la Rivista italiana, diretta dal Berti, era quasi organo ufficiale di una corrente culturale-poUtica, nettamente ed esplicitamente catto­lico-liberale.