Rassegna storica del Risorgimento
1850-1852 ; CATTOLICI ; CAVOUR, GUSTAVO BENSO DI ; SARDEGNA (RE
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1961
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Ettore Passerin d'Entrèves
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Sul finire della prima parte della sessione parlamentare del '52, e precisamente nel giugno, il ministro di grazia e giustizia, che era allora Carlo Boncompagni, presentava alla Camera un progetto di legge sul contratto civile di matrimonio, richiamandosi all'impegno che il governo aveva preso in tal senso con l'articolo ultimo della legge del 9 aprile 1850: questa presentazione, doveva scriver Gustavo di Cavour, produsse una viva sensazione in tutte le parti della camera. Alcuni deputati sembrarono accoglierla con sensi di giubilo e di trionfo, quasi che il fatto solo della proposta potesse considerarsi come una splendida vittoria per le loro opinioni; altri tennero come inopportuno il consiglio di porre in campo una quistione cosi ardua e delicata ad un'epoca così inoltrata... Ciò non ostante nessuno si alzò per combattere la proposta di urgenza fatta rispetto a questa legge dal deputato Broffcrio, e si procedette con tanta celerità nel compiere alle formalità prescritte come preliminari alla pubblica discussione, che questa potè venir aperta nel successivo 25 di giugno... molto più presto di quanto sarcbbesi potuto aspettare secondo gli usi del nostro Parlamento . l)
Quest'interessante commento di Gustavo di Cavour, che ci dà così bene il senso della vivacità della lotta che s'apriva (o meglio si riapriva, continuando il primo e duro scontro che s'era avuto nel '50) fra liberali e cattolici intransigenti, si può trovare nelle frasi iniziali di un breve articolo da lui pubblicato nella nuova rivista H Cimento, col titolo Del matrimonio in relazione col diritto pubblico dei popoli liberi. Ma fin dal febbraio del '51 Gustavo s'era occupato dello stesso argomento, anzi più precisamente del matrimonio civile in un articolo, di cui abbiamo fatto cenno, che è forse l'ultimo da lui inserito sull'armonia. 2) In quest'articolo egli aveva previsto che il parlamento sarebbe stato chiamato fra non molto a occuparsi dell'argomento, e aveva espresso il timore che i legislatori subalpini non sapessero imitare l'esempio di quell'illustre ministro inglese, Robert Pcel, che aveva saputo far valere in questo campo, a favore di tutte le confessioni religiose, la vera tolleranza e la libertà di coscienza . In Piemonte si mirava invece sfortunatamente a opprimere ed inceppare le coscienze cattoliche, per applicare certe massime di una frivola filo-
t) Del matrimonio in relazione col diritto pubblico dei popoli liberi, in II Cimento, a. I (1852), pp. 591-603. Da una lettera di Gustavo al Rosmini, del 4 marzo 1852, risalta òhe i promotori e fondatori del Cimento, fra i quali si trovava Gustavo stesso, si proponevano di fare aperta professione di cattolicesimo (in Rivista rosminìana, a. LV, p. 205).
2) Armonia, n. 16, del 5 febbraio 1851, e continuazione nel n. 17 del giorno successivo.