Rassegna storica del Risorgimento

1850-1852 ; CATTOLICI ; CAVOUR, GUSTAVO BENSO DI ; SARDEGNA (RE
anno <1961>   pagina <662>
immagine non disponibile

662 Gustavo di Cavour e le idee separatiste in Piemonte
compagni) nella Camera, ed invece al prevalere della tesi opposta presso il Senato* costituiscono delle interessanti testimonianze d'una pia libera e articolata scelta, d'una feconda ricerca di soluzioni, in eoi il motivo separatistico si pone in parte come un limite all'invadenza statale, dimostra una certa validità polemica nei confronti delle tradizioni regalistc e febbroniane , saldandosi inoltre con una persistente aspirazione all'auspicato accordo fra Chiesa e Stato, e più specialmente fra il Vaticano ed il governo costituzionale piemontese. La posizione di un Alessandro Piacili ci interessa anzi particolarmente, perchè fa quasi da ponte fra gli scrupoli del rosminiano Gustavo di Cavour ed il cattolicesimo liberale separatista di un Pier Carlo Boggio, che si rivelava anch'egli più tenace dei liberali di tradizione giurisdizionalista nel tener fermo all'esigenza di ritrovare la via degli accordi con Roma, e cercava di difendere in modo nuovo, attraverso il separatismo, la libertà della Chiesa.*)
ETTORE PASSEKIN D'ENTREVES*
l) Che lo stesso Boggio restasse coneUiaxionistat pur appoggiando alle sue tesi sepa­ratiste l'idea che fosse necessario varare una legge sul matrimonio civile, e formularla nel modo più felice possibile, lo dimostra ciò ch'egli scrive sul Risorgimento, e specialmente nell'art, apparso sul numero del 25 giugno del *52, sul quale vedi anche il commento di E. VITALE, op. cit., p. 140 (il Vitale, tuttavia, si compiace di sottolineare che le posizioni più schiettamente liberali rivelano l'impossibilità d'un accordo colla Chiesa, ed afferma a p. 73 chea il separatismo si presentava come il superamento del dilemma in cui si dibat­tevano invano quanti si appigliavano alla teoria della separazione di contratto e sacra­mento per giustificare quella che ancora assumeva l'aspetto di una rivendicazione statale di fronte alla Chiesa: nel separatismo invece questa perdeva la sua importanza, perchè era venuto meno àò stesso che la postulava: non più sulla rivendicazione dello Stato veniva posto l'accento, ma sulla libertà della Chiesa, a cui si offriva la liberazione di tutte le intromissioni regalistiche nella sua sfera... . Ma altrove il Vitale pare considerare come un necessario punto d'arrivo dei più moderni sviluppi delle tesi separatiste e liberali la concezione dello Stato come fonte unica del diritto : formula non del tutto convincente per chi parta da altri criteri politico-giuridici, quali erano nell'Ottocento le prevalenti dottrine del diritto naturale (sia nella forma connessa ad una tradizione cristiana, che nella forma laica aconfessionale) o quali sono oggi, dottrine diversamente fondate, ma tutte intese a porre un limite all'onnipotenza e all'onnicompetenza statale.
*) Il tema che ho scelto dì trattare mi richiama a remote e recenti conversa­zioni con l'indimenticabile Maestro, nelle quali mi fu dato di imparare tante cose: questo ricordo m'incora 'già ad offrire un cosi tenue contributo alla raccolta di saggi che è intesa ad onorarne la memoria.