Rassegna storica del Risorgimento

1850-1856 ; TECCO ROMUALDO ; SARDEGNA (REGNO DI)
anno <1961>   pagina <668>
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668 La politica orientale sarda nei dispacci del Tecco (18501856)
mations leurs ancicnnes caloinnies, qu'cllcs trouveraicnt pcut-étre quel' que raisoii de nous supposcr tranquilles spectateurs d'un sembiante attcn-tat. Ils diraient que nous ne prouvons par cela, méme que nous n'avons. ni le sentimenti ni le courage de la position qu'on a voulu nous faire en Italie, et qu'il n'y a d'espoir pour elle que dans la république de Mazzini .
Il momento è difficile, poiché il partito dell'esule genovese, quoique actuellement impuissant, pourrait de venir très dangereux à l'occasiou d'un mouvemcnt démocratique en France et en Allemagne, qu'une aveu-gle et arrogante réaction rend de jour en jour plus probablement prochain. Dans ces graves et critiques circonstances, si le gouvernement, par des actes tels que la protestation dont il s'agit, aura pu se concilicr l'opinion publique en Italie, les utopies républicaines n'auront plus de danger, et dès que partout on sera bien persuade que le gouvernement ne perd pas de vue le but national, ce but mème, qui seul peut assurer l'avenir de notre pays et de notre dynastie, sera prét d'étre atteint .
Invano il Tecco perora personalmente, durante il congedo in Pie­monte nell'inverno 18511852, la causa dell'alleanza con la Turchia. 2> Ciò nonostante continua a seguire le questioni minori con l'occhio volto al problema centrale. Si occupa attivamente dei negoziati per un trattato
]) Il timore delle mene mazziniane è accresciuto nel Tecco dalla conoscenza del­l'attività che il Genovese riesce a svolgere anche in Oriente. II direttore del Circolo letterario militare di Atene, Loviselli, gli scrive, per esempio, il 27 luglio 1853: e Eccel­lenza, colla tema che, inviando a Vostra Eccellenza sottofascia diversi opuscolctti sulla questione d'Oriente, non le pervenissero, ho creduto cosa doverosa di darli al Signor Pietro Delelis che parte oggi per colà per la pronta consegna; quest'individuo era di sentimenti mazziniani, e sovente andava in casa del signor colonello Zamhecari, ma ho fatto tanto e ho detto tanto che è divenuto nemico cordialissimo del medesimo, e poi, all'occasione, lo interroghi e vedrà. Eccellenza, come si scaglia contro lui, e si è persuaso alfine che per battere un'armata ci vuole un'armata e non certamente delle utopie come quelle del Signor Mazzini. In compagnia del signor Delelis è anche il signor tenente Calisto Calisti di Macerata: anche questo è arrabbiato contro il signor colonello, avendogli promesso di aiutarlo nel suo viaggio, e poi gli ha rifiutato qualunque soccorso, dicendogli che praticava con i negri, cioè con me, con Delelis e con altri del partito piemontese, dando ora i mazziniani un tale epiteto a quelli che si dimostrano affezionati al Piemonte. Ma senza l'aiuto del mazziniano Zamhecari si è trovato il modo di farlo partire. Tengo per fermo che ora Vostra Eccellenza avrà già letto l'appello agli italiani del signor Maz­zini, manoscritto ch'io inviai con l'ultima mia a Vostra Eccellenza, e specialmente poi avrà letto i passi ove dice Se il Piemonte prendesse l'iniziativa egli Io aiuterebbe con i suoi repubblicani . Ora dice tutto il contrario colla qui acclusa lettera inserita nel giornale francese l'JSstafette 1 loglio: che il Piemonte dopo l'Austria è lo scoglio per l'indi­pendenza d'Italia. Io credeva che questo uomo fosse folle, ma non certamente a un tal grado. Tutto ciò ch'io potrò scoprire su una tale propaganda, mi farò un dovere di por­tarlo a conoscenza di Vostra Eccellenza senza indugio alcuno... .
*) Lettera 1 febbraio 1855.